Dietro al governo gialloverde Forza Italia non vede solo un pericolo per l'economia italiana, ma per la stessa democrazia del Paese. Silvio Berlusconi insiste sulla «deriva autoritaria», che legge nelle azioni e nelle parole dei ministri, sul rischio del sovranismo antieuropeo che porta ad isolarci.
Che la manovra sia «un disastro» il leader azzurro lo ha detto domenica sera nello stadio del suo Monza e lo ripete ieri mattina su Twitter. «Avrà risultati molto negativi sui risparmi degli italiani, sui valori di Borsa, sui valori dei titoli del nostro debito pubblico». L'appello ai «signori al governo» perché cambi la legge di Bilancio è indirizzato alla Lega, con la quale i rapporti sono molto tesi dopo l'annuncio del sottosegretario Giancarlo Giorgetti della fine del centrodestra tradizionale. E infatti, il vicepremier leghista Matteo Salvini risponde picche, invitando il Cavaliere a leggere la manovra prima di criticarla. La replica viene dalla capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini. «Salvini ci invita ad aspettare. Tra qualche ora capiremo se la Lega riprenderà in mano le redini. Ci aspettiamo di essere stupiti».
Certo al capo del Carroccio non piace l'opposizione totale degli azzurri al governo, ribadita da Berlusconi, dal vicepresidente Antonio Tajani, da tutti i big, giù giù fino all'ultimo parlamentare. Ma il Cav non fa sconti e sul decreto-dignità dice che «va contro la libertà degli imprenditori, contro gli interessi dei lavoratori e farà perdere posti di lavoro». Fi fa saltare i nervi al governo e,come Salvini con Berlusconi, il vicepremier grillino Luigi Di Maio attacca su Istagram il presidente azzurro dell'Europarlamento. Tajani, nella residenza dell'ambasciatrice inglese Jill Morris a Villa Wolkonsky, dopo un dibattito sulla Brexit, ha appena ricordato il giudizio negativo sulla manovra «unanime, in Italia e fuori» e la preoccupazione «per la tenuta democratica del Paese», che sembra andare verso un regime venezuelano alla Maduro. Di Maio reagisce: «Dice che l'Italia è isolata in Europa, in realtà è lui che è isolato dal mondo. Fa parte di una maggioranza politica che in Italia è scomparsa il 4 marzo e che a maggio sparirà anche dall'Europa». Poi un parallelo con la «batosta» appena presa dal partito del presidente della Commissione Ue Juncker, alle elezioni in Lussemburgo: «Tajani pensi a fare il presidente del Parlamento europeo per i pochi mesi che rimangono e la smetta di condurre una battaglia contro gli interessi dell'Italia dalla sua poltrona di Bruxelles. Juncker docet».
Usa il latino, il ministro del M5S, forse qualcuno gli ha riferito la battuta di Tajani all'ambasciatrice, quando si è congratulato per il suo «uso del congiuntivo, migliore di tanti italiani...». Ora l'interessato tace e rispondono tanti azzurri. A Di Maio dà del ridicolo il portavoce Giorgio Mulè: «Offendendo il presidente del Parlamento europeo delegittima l'intero nostro Paese». La capogruppo dei deputati Mariastella Gelmini conferma: «Il governo ci isola e fa danni incalcolabili». Quelle a Tajani sono accuse «inaccettabili» e «surreali», per Malan, Gasparri, Cangini, Sisto, Comi, Giammanco...
Evidentemente, le critiche toccano nervi scoperti, quando Tajani dice che «per cercare i soldi per il reddito di cittadinanza si colpiscono non
le pensioni d'oro, ma quelle del ceto medio», «si tolgono i diritti acquisiti per decreto» e la manovra «è destinata ad impoverire gli italiani», con «troppo assistenzialismo, senza tagliare le tasse e fare infrastrutture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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