Roma Riforma della giustizia a trazione centrodestra o a trazione Cinquestelle? All'indomani dell'affondo della procura di Agrigento contro Matteo Salvini la necessità di intervenire per delimitare in maniera più chiara le invasioni di campo della magistratura risuona con forza nelle dichiarazioni di intenti di quasi tutte le forze politiche. Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia ritrovano compattezza e scelgono uno spartito sostanzialmente unico. Il leader della Lega, però, dovrà fare i conti con le idee non esattamente garantiste dei partner di governo e sedersi a un tavolo con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Un dialogo obbligato che rischia di portare allo scoperto un approccio che appare agli antipodi.
«Il nostro Paese ha bisogno urgentemente di una riforma della giustizia, ma se a metterci le mani saranno i Cinquestelle con la loro visione manettara e giustizialista sarà un totale fallimento» dice l'azzurro Alessandro Cattaneo. «I leghisti forse dimenticano che dovranno fare la riforma della giustizia con loro. Auguri». L'idea, insomma, è quella di una strada in salita e di una inevitabile incomunicabilità tra due mondi molto diversi, visto che uno dei temi cardini della visione grillina è l'allungamento della prescrizione con una moltiplicazione del potere dei magistrati d'accusa. Senza dimenticare che il ministro della Giustizia inizia a essere chiamato in causa anche dal presidente dell'Anm Francesco Minisci. «Chi ricopre incarichi istituzionali, in particolare il ministro della Giustizia, deve difendere le prerogative costituzionali della magistratura» dice Minisci. «Se nella vicenda della nave Diciotti sono stati commessi reati e, in caso positivo, chi li ha commessi, spetta stabilirlo a chi indaga: questo significa autonomia e indipendenza della magistratura».
Le voci dei massimi dirigenti di Forza Italia si uniscono comunque in difesa delle prerogative del ministro Salvini. «Questa vicenda della Diciotti pone con grande forza il problema della riforma giustizia, non possiamo più perdere tempo, rischiamo di avere conflitti tra poteri dello Stato, non si può mica processare una linea politica» dice Antonio Tajani ai microfoni de «L'aria che tira» su La7. «Alla fine Salvini sarà prosciolto dal tribunale dei ministri e diventerà solo uno scontro propagandistico che non risolverà il problema vero: né quello dell'immigrazione né quello della separazione dei poteri. La vicenda - aggiunge - pone con forza il problema della riforma della giustizia, non possiamo più perdere tempo».
Una linea altrettanto chiara viene assunta da Mariastella Gelmini. «Ipotizzare la commissione di un reato da parte del ministro Salvini appare davvero incomprensibile. Le norme costituzionali sul punto sono più che chiare ed evidenti e quindi la decisione del ministro, che può essere condivisibile o meno, di certo non può trovare sindacato da parte dell'autorità giudiziaria».
«Berlusconi ha espresso solidarietà a Salvini perché è l'ennesima vittima di uno scontro che purtroppo dura da troppo tempo nel nostro Paese tra la politica e la giustizia» cotninua la capogruppo alla Camera. Detto questo è evidente che la vicenda della nave Diciotti non vede vincitori, perché questo muro contro muro tra l'Italia e l'Unione europea non porta da nessuna parte e non fa bene a nessuno».
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