"A forza di liti violente l'Italia oggi è isolata e non fa i suoi interessi"

Il presidente dell'Europarlamento Antinio Tajani: "Bruxelles si convince coi fatti. Folle l'attacco a Draghi"

"A forza di liti violente l'Italia oggi è isolata e non fa i suoi interessi"

Roma - Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e vice presidente di Forza Italia, condivide l'appello di Sergio Mattarella?

«Il presidente della Repubblica si è fatto carico di problema reale, con una posizione di buon senso condivisa da tutti gli italiani, preoccupati perché l'Italia è isolata».

C'è da preoccuparsi?

«Certo, oggi l'Italia è isolata. La violenza verbale del governo contro l'Europa nasconde debolezza politica e non solo sulla manovra. Il governo austriaco era stato presentato come quello più vicino al nuovo esecutivo italiano. Il premier di Vienna Kurtz è stato il primo a dire che la manovra italiana deve essere respinta. Orbán, premier ungherese, ha chiaramente detto che per la presidenza della Commissione appoggerà il popolare Weber non Salvini».

Cosa dobbiamo fare per contare di più in Europa?

«Bisogna usare la forza degli argomenti, non la violenza della lite. L'isolazionismo porta solo danni, dobbiamo dialogare, difendere le nostre posizioni con fermezza, stare in Europa per cambiarla. Per farlo servono alleati, senza non si va da nessuna parte».

La Commissione Ue come si è comportata?

«Ha fatto lo stesso errore del governo trasformando il confronto su una legge di Bilancio in uno scontro politico. Il commissario Pierre Moscovici ha reagito da candidato socialista non da rappresentante della Commissione. Il suo compito è dialogare».

In Italia è molto forte la rappresentazione che vede gli europeisti contrapporsi al governo. Anche lei è molto critico...

«Io sono sempre pronto a sostenere l'interesse italiano. Criticare la manovra non significa stare con Bruxelles e non volere cambiare le istituzioni europee. Ma per cambiare l'Europa bisogna stare dentro le istituzioni. Capirle, partecipare. Magari fare in modo che i ministri partecipino ai Consigli europei. Anche sapere qualche lingua straniera serve. La mia vicenda personale è la testimonianza che si può vincere in Europa. Sono stato il candidato alle primarie del Ppe al Parlamento degli stati del Sud e dell'Est contro candidati della Francia, della Slovenia e dell'Irlanda. Merkel mi disse chiaramente che avrebbe preferito la mia concorrente. Poi tutti - Ppe, liberali e conservatori - mi hanno sostenuto contro i socialisti. Ho combattuto le mie battaglie anche contro la Commissione e lo stesso Juncker, contro i tecnocrati della vigilanza della Bce che voleva penalizzare banche e imprese. Oggi nel governo si attacca in modo irresponsabile Mario Draghi. Non serve dichiarare guerra a tutti per vincere. Se ci sono le condizioni, io sono pronto a ricandidarmi sempre con l'obiettivo di cambiare l'Europa avvicinandoci ai cittadini e fare contare di più l'Italia. Vorrei più potere di iniziativa al Parlamento e più poteri di controllo sulla Commissione».

Come possiamo uscire dallo scontro sulla legge di Bilancio? Rischiamo una procedura di infrazione...

«Il problema sono i contenuti della manovra, non il deficit al 2,4% del Pil. Dobbiamo preoccuparci della nostra crescita perché è importante per l'Italia non per Bruxelles. La manovra va in direzione opposta. Il ministro Tria dice che il prossimo anno cresceremo dell'1,5%, ma rischiamo di fermarci allo 0,9%. Isolarci dell'Europa è un rischio anche in questo senso, basti pensare che il nostro export verso l'Ue è di 250 miliardi.

Nelle scelte del governo c'è sempre qualcosa che non funziona, come i capricci di chi dice no alle grandi opere come la Tav. Evidentemente per loro contano di più i voti dei posti di lavoro. Forza Italia si batterà per le infrastrutture con i suoi 170 parlamentari, scenderemo in piazza a Torino per difendere l'alta velocità».

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