Foto, bugie e tante maschere Così il killer ci ha presi in giro

Da "Igor" fino a "Ezechiele": su Facebook i mille volti e la doppia identità dell'assassino. Sorridente e sicuro di sé

Foto, bugie e tante maschere Così il killer ci ha presi in giro

Diciamo la verità: «Igor il russo», per un killer, è un nome molto più adatto di «Ezechiele Norberto», che invece fa venire in mente un professore universitario.

Ma un «maestro», almeno sotto l'aspetto criminale, «Igor-Ezechiele» lo è davvero. Un «docente» anche in materia di impunità, considerata la faccia tosta con la quale per anni si è preso gioco del mondo social (e quindi del mondo intero) disseminando Facebook di profili alias.

Finestre virtuali i cui vetri riflettono un Igor dal volto arrogante di chi è cosciente che - nel nostro stranissimo Paese - perfino un pluriassassino come lui può permettersi il lusso di pubblicare foto e post senza che le forze dell'ordine facciano irruzione nella sua casa sbattendolo direttamente in carcere.

E allora eccolo lì «Igor il russo Vaclavic», alias «Ezechiele Norberto Feher», che mostra ai suoi tanti followers (i delinquenti spesso ne hanno più delle persone oneste ndr) il suo lato più glamour (abiti sportivi e classici, ma sempre di buon taglio) e turistico (selfie davanti agli scorci più artistici di Ferrara). Sullo schermo Igor si pavoneggia come un tizio alla moda (nei post di commento c'è addirittura chi lo definisce «figo») e non si fa scrupolo di sperimentare arditi «travestimenti» con accessori trendy come una parrucca dai riccioli neri e occhiali da sole da playboy anni '70 sulla costiera romagnola.

E che dire del suo spirito giovanilistico che lo porta a fotografarsi con ragazzi cosplayer (quelli cioè che vanno in giro vestiti come i loro eroi dei fumetti)? In quasi tutti i clic Igor appare serio, ma in qualche scatto abbozza un sorriso. Non proprio un sorriso. Un ghigno. Ma da un killer non si può pretendere di più.

Da quando si è saputo che il profilo Facebook di «Ezechiele» è lo stesso di «Igor il russo», i commenti sotto le sue foto sono cambiati: dall'ammirazione si è passati alle offese pesanti. Il minimo per uno accusato di aver fatto fuori due poveri cristi che mai aveva visto prima: Valerio Verri, la guardia ecologica uccisa nel Mezzano sabato sera scorso e Davide Fabbri, il barista freddato nel suo locale una settimana fa a Budrio; per non parlare di Marco Ravaglia, l'agente di Polizia provinciale, salvo per miracolo, e ora ricoverato all'ospedale di Cesena.

Ma nel curriculum sporco di sangue di Igor c'è almeno un altro omicidio risalente ai tempi in cui faceva parte di una banda che per anni ha seminato terrore nel Nord-Est: rapine in villa e assalti di inaudita violenza contro inermi commercianti e semplici cittadini.

«Ezechiele», su Facebook, fa il bullo con i like su espressioni come death shooter e contract killer (chi uccide per contratto). Tra i selfie in mostra nella sua bacheca virtuale spicca pure l'autoscatto don Antonio, cappellano del carcere di Ferrara dove Igor ha fatto tappa prima di tornare libero e sparire dal Cie di Bari, con tanti saluti al decreto al decreto di espulsione che pendeva sul suo capo.

Altro che tornarsene in patria, qui da noi Igor aveva una frenetica esistenza social, con tanto di «auguri di Buon Natale, di Capodanno», mentre in occasione della festa dell'8 marzo non perdeva occasione per ricordare alle sue donne di «essere un libero professionista che vive a Valencia».

L'ennesima beffa di Igor, «il lupo», nato (forse) il 21 ottobre 1976, a (forse) Taskent in Uzbekistan o (forse) in Serbia. La sua vita è tutta un «forse». L'unica cosa certa è che lui, in Italia, si è fatto beffe di tutti. E continua a farlo tenendo in scacco i mille agenti che lo stanno braccando.

C'è chi giura che uno così «non si farà di sicuro catturare», lanciandosi in una tragica profezia: «Continuerà a sparare e poi, una volta accerchiato, si tirerà un colpo ala testa».

Chissà quale foto metteranno sulla sua tomba. Su Facebook il campionario offre ampia scelta: c'è Igor col look classico (giacca e cravatta), casual (sahariana e bermuda) e sportivo (t-shirt e scarpe da ginnastica).

Don Antonio dice di Igor: «Era molto religioso. Seguiva il catechismo. Faceva parte del coro della chiesa».

Basterà a salvarlo dalle fiamme dell'inferno?

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