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Fratelli d'Italia è a un bivio. E intanto sparisce da Milano

Il partito registra un dato al 6,4% ma molte sconfitte pesanti bruciano. E si ripensa a un centrodestra unito

Fratelli d'Italia è a un bivio. E intanto sparisce da Milano

Dalla notte del 5 giugno, dove tutto era ancora possibile, sono passati quindici giorni. Allora Fratelli d'Italia era legato al sogno di conquistare il ballottaggio alle comunali romane. Un trionfo non solo simbolico. Sfumato quello si torna al consueto bilancio. Tutti chini sui fogli dei risultati elettorali per stabilire successi e insuccessi. In attesa della direzione generale in programma venerdì a Roma.

Il bottino può sembrare magro. Persa Roma, partito sparito a Milano, sfumato lo «scippo» a Bologna, bisogna ritornare a parlare di alleanze e di programmi politici. Qualcosa da sistemare di sicuro c'è. L'alleanza con la Lega di Salvini non ha prodotto i frutti sperati. E ritornare a parlare di alleanza di un centrodestra compatto sembra ancora troppo presto.

I numeri, però, possono essere piegati a differenti modi di lettura. «Se facciamo un confronto tra il voto di queste amministrative e il voto europeo di due anni fa - spiega Giovanni Donzelli, coordinatore dell'esecutivo nazionale e capogruppo nel Consiglio regionale toscano -, siamo in netta ascesa». Dal 3,7% nel 2014 al 6,4% di adesso. Non sono grandi numeri ma nascondono indicazioni molto cogenti.

«Ovvio che l'exploit di Giorgia Meloni a Roma - aggiunge Donzelli - alza di parecchio la media. Però ci pensano poi realtà come Milano, Torino e Napoli ad abbassarla». Insomma dove si è presentato il presidente del partito (è il caso di Roma) le percentuali sono volate verso l'alto mentre nelle altre grandi metropoli chiamate al voto la lista di Fratelli d'Italia è rimasta ben al di sotto della media nazionale (a Milano ha raccolto solo il 2,4%, a Napoli si è fermato all'1,2% e a Torino all'1,4%). «Senza dubbio c'è qualcosa da rivedere - spiega Donzelli -. Anche la nostra classe dirigente deve prendere atto che qualcosa va cambiato. Però è sul piano delle alleanze politiche che bisogna concentrare le strategie prossime future. Un'alleanza di centrodestra deve essere credibile ma soprattutto deve essere alternativa alla sinistra. E questa connotazione è mancata a mio avviso soprattutto nelle grandi città». Da toscano Donzelli gongola nel citare come esempio «virtuoso» quello di Grosseto, dove il centrodestra ha espugnato il capoluogo con un esponente della società civile molto vicino a Fratelli d'Italia. Non basta insomma avere punti in comune con la Lega di Salvini (fuori dall'Europa, sicurezza e immigrazione), serve trovare maggiori convergenze su candidati credibili. Candidati, ribadisce Donzelli, «vincenti». «Giorgia a Roma poteva arrivare al ballottaggio e, chissà, magari vincere - conclude -. Stessa sorte quando proponemmo Guido Crosetto per le Regionali in Piemonte nel 2014. Era un candidato vincente ma non fu accettato dalla coalizione». E poi, aggiunge, dovremmo riparlare delle primarie. Questo tema non deve essere un tabù.

Anche Marco Marsilio, coordinatore regionale nel Lazio di Fratelli d'Italia, sottolinea il problema delle alleanze. Perdere Latina (se pur al ballottaggio dove il candidato era diretta espressione di Fratelli d'Italia) è un fatto che brucia. «La sconfitta di Latina è una pagina dolorosa per quello che la città pontina rappresenta per la storia del centrodestra». Ora è tempo di ricostruire e di ripartire. «Se le dichiarazioni di pentimento di quanti, nel centrodestra romano, non hanno voluto sostenere la candidatura della Meloni sono sincere lo scopriremo a breve nei fatti.

Noi siamo disposti a condividere la strada di chi vuole ricostruire un'alleanza vincente».

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