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Frecciate e ripicche con il Vaticano. Carrón lascia la presidenza di CL

Le ragioni del sacerdote spagnolo in una lunga lettera: "Per favorire il cambiamento". Nuove elezioni entro 24 mesi

Frecciate e ripicche con il Vaticano. Carrón lascia la presidenza di CL

Lo scontro col Vaticano, tra frecciate e ripicche, andava avanti ormai da mesi, da quando il Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita ha emesso un decreto che prevede di fissare una durata dei mandati dei vertici dei movimenti ecclesiali: massimo due mandati quinquennali, «affinché l'autorità sia un autentico servizio alla comunione contro il rischio di personalismi e abusi».

Nelle ultime settimane, poi, l'ipotesi ventilata di un commissariamento stava per diventare molto più concreta. Anche per questo don Julián Carrón, 71 anni, ha deciso di dimettersi dal ruolo di Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, il movimento fondato da don Luigi Giussani. Il sacerdote spagnolo, con una lunga lettera, ha spiegato di aver preso questa decisione per «favorire il cambiamento della guida a cui siamo chiamati dal Santo Padre» nella «libertà che tale processo richiede». Il decreto del Vaticano prevede adesso che si svolgano «nuove elezioni entro e non oltre ventiquattro mesi» dalla entrata in vigore dello stesso documento, promulgato nel giugno scorso.

Carrón ha guidato CL dal 2005 ed era stato già riconfermato nell'incarico per tre mandati. Pur non essendo ancora arrivato al termine dell'ultimo mandato (la cui fine era prevista per il 2023), il successore di Giussani ha deciso di fare un passo indietro anche per il clima che si era creato con la Santa Sede. A settembre scorso c'erano stati i primi segnali d'insofferenza, la frattura tra il sacerdote e Papa Francesco era diventata molto profonda tanto che il Pontefice aveva deciso di commissariare e azzerare i vertici di governo dei Memores Domini, l'associazione di laici consacrati (che vivono i precetti di povertà, castità e obbedienza) che fa capo alla fraternità guidata fino a ieri da Carrón. Il provvedimento era arrivato dopo che il Vaticano, già da alcuni anni, aveva messo sotto osservazione il movimento, da quando alcuni componenti avevano lamentato, proprio con la Santa Sede, diversi problemi di gestione. Don Carrón, riguardo al ricambio dei vertici della Fraternità, aveva ufficialmente manifestato subito piena disponibilità a seguire le indicazioni del Vaticano, favorendo quindi una successione, ma, nei fatti, si era innescato un meccanismo che aveva portato a un braccio di ferro con il Dicastero guidato dal cardinale Kevin Farrell. Lo scorso 16 settembre, quando il Papa ha ricevuto in Vaticano i movimenti ecclesiali, nonostante fosse stata chiesa esplicitamente la presenza di Carrón, il sacerdote spagnolo ha preferito delegare il suo vice e un altro membro del movimento. Stessa decisione presa da Antonella Frongillo, la ormai ex presidente dei Memores Domini. Durante l'udienza Francesco, rivolgendosi a tutti i presenti, non aveva usato mezzi termini: «Cadiamo nella trappola della slealtà quando ci presentiamo agli altri come gli unici interpreti del carisma, gli unici eredi della nostra associazione o movimento, oppure quando, ritenendoci indispensabili, facciamo di tutto per ricoprire incarichi a vita o quando pretendiamo di decidere a priori chi debba essere il nostro successore».

Nella lunga lettera di congedo del successore di Giussani, nessun riferimento a scontri o pressioni, soltanto un semplice invito «ad assumersi in prima persona la responsabilità del carisma».

«È stato un onore per me», scrive, «esercitare questo servizio per anni, un onore che mi riempie di umiliazione per i miei limiti e se ho mancato nei confronti di qualcuno di voi».

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