La fuga di Sacha finita in chiesa. "Gli abbiamo salvato la vita"

Il ragazzo trovato in una cappella, era ancora sporco di sangue. I carabinieri: "Vagava in luoghi pericolosi"

La fuga di Sacha finita in chiesa. "Gli abbiamo salvato la vita"
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Dopo due giorni vissuti in fuga, è stato rintracciato ed arrestato Sacha Chang, il 21enne olandese accusato di aver ucciso con numerosi fendenti il padre Haring Chainfa Chang dopo una banale lite. Con lo stesso coltello il ragazzo si è scagliato anche contro Lambertus Ter Horst, l'amico di famiglia che li ospitava nella casa delle vacanze a Montaldo di Mondovì, piccolo paese della provincia di Cuneo, dove il Piemonte scivola verso la Liguria.

A ritrovarlo stremato e impaurito, sono stati i carabinieri che senza sosta gli hanno dato la caccia, con il supporto di una decina di cacciatori del luogo, conoscitori attenti di quei boschi della Valle Corsaglia, con le sue grotte e i dirupi, ma anche gli edifici abbandonati e le piccole costruzioni in pietra che servono come ricovero attrezzi per chi qui si prende cura del territorio pulendo fiumi e castegneti. Luoghi ideali per un pluriassassino in fuga in cerca di un riparo, soprattutto la notte quando il termometro non sale mai oltre i 15 gradi. Le squadre di ricerca erano sulle sue tracce fin dal tardo pomeriggio di mercoledì e se il fiuto dei cani è stato importante per il suo ritrovamento, a fare la differenza è stata la conoscenza del territorio dei cacciatori, che con occhio attento sono soliti accorgersi di rami spezzati di un albero, di orme fresche sul terreno e di tracce biologiche.

Dopo aver trascorso l'ultima notte nel bosco, sorpreso dalla pioggia e dal vento, il 21enne ha cercato riparo accanto ad una cappella a Torre Mondovì, paese vicino a Montaldo Mondovì dove si è consumato il duplice omicidio. Pochi chilometri che diventano un interminabile labirinto se percorso a piedi tra rovi, erba alta e ripide discese. Era completamente nudo sporco del sangue del padre e dell'amico di famiglia uccisi con ripetute coltellate e anche del suo, per i tagli ed i graffi che si è procurato tra gli arbusti e per qualche caduta durante la fuga. Dormiva coricato su una panchina al sole, sfinito dai due giorni in fuga, da senza mangiare né bere.

I carabinieri lo hanno accerchiato e poi svegliato: Sacha era blindato, da quella panchina non avrebbe più potuto fuggire ma in realtà non ci ha neanche provato. A fatica, con l'aiuto dei militari si è seduto, senza alcuna reazione: gli occhi socchiusi, la testa che ogni tanto cadeva in avanti per la stanchezza. Non un gesto, non una parola neppure con chi, in olandese, gli chiedeva come stava e lo informava che lo avrebbero portato in ospedale. Immobile e stranito, il pluriomicida ha solo fatto un cenno con il capo quando gli hanno chiesto: «Sei Sacha Chang?» La sua fuga è finita con le manette ai polsi, tra due paramedici che lo sorreggevano per aiutarlo a salire in ambulanza.

«Quel ragazzo ha ucciso due persone - ha detto Piercarlo Negro il cacciatore che insieme ai suoi compagni ha aiutato i carabinieri a rintracciare Sacha - però quando l'ho visto mi ha fatto una pena incredibile. Si vedeva che ha dei problemi psichiatrici e non posso immaginare come abbia vissuto in questi due giorni. Devo fare un plauso ai militari per la loro professionalità ma anche per l'umanità che hanno dimostrato durante l'arresto». Soddisfatto il colonnello Giuseppe Carubia, che ha diretto l'operazione che ha portato all'arresto di Chang. «È un ragazzo forte ed atletico - ha sottolineato - per questo è riuscito a sopravvivere per due giorni nel bosco, percorrendo molti chilometri a piedi. La nostra priorità era catturarlo anche per salvargli la vita. Ritengo che in quelle condizioni non avrebbe potuto resistere a lungo. I rischi erano molti. Quando lo abbiamo trovato era spossato». «Nessuna collaborazione da parte sua, da noi non ha voluto nemmeno l'acqua - ha aggiunto Carubia -.

Non ci risulta, neppure in casa abbiamo trovato farmaci che avvalorino questa ipotesi». Intanto dall'Olanda è arrivata la mamma di Sacha, che forse potrà aiutare gli investigatori a capire cosa abbia trasformato quel suo figlio fragile e problematico, nell'assassino di suo padre e del suo più caro amico.

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