Il futuro di Alitalia è un rebus. Delrio: "Siamo preoccupati"

Incontro sindacati-governo, confermato lo sciopero I rappresentanti dei lavoratori: «Rischio Titanic»

Il futuro di Alitalia è un rebus. Delrio: "Siamo preoccupati"

Lo sciopero dei dipendenti Alitalia giovedì ci sarà. Ieri pomeriggio, in un incontro con i sindacati, tre ministri Delrio, Calenda, Poletti, rispettivamente dei Trasporti, dello Sviluppo e del Lavoro hanno chiesto una revoca o almeno un rinvio. I rappresentanti dei lavoratori sono stati fermi sul no: protestano contro quelli che ravvisano come abusi contrattuali da parte della compagnia. Quindi resta cancellato il 60% dei voli, eccetto fasce e collegamenti protetti. «Quelli di Alitalia sono problemi seri che non si affrontano a cuor leggero, c'è preoccupazione», ha commentato il ministro dei Trasporti graziano Delrio. Mentre per i sindacati c'è il rischio che la compagnia «vada a schiantarsi come il Titanic».

La situazione è molto tesa e i ministri non nascondono la loro preoccupazione per una crisi che è al tempo stesso finanziaria e industriale. Dall'incontro è emerso che il contatto governo-azionisti è pressoché quotidiano, e che Etihad sarebbe disponibile a una ricapitalizzazione. Non si è fatto inoltre mistero di una certa sfiducia da parte del governo nei confronti del management di Alitalia del quale sarebbe stata anche chiesta la sostituzione. Entro fine mese dovrebbe essere sciolta una delle incognite principali, con l'illustrazione del piano industriale che è all'esame dei due advisor esterni. Il piano farà emergere un altro dato molto sensibile: quello degli esuberi. I numeri fatti finora sono molto diversi, anche fantasiosi tra i 1.400 e i 4mila ma solo il piano metterà un numero nero su bianco. E a quel punto si aprirà un altro fronte di battaglia.

La situazione finanziaria risulta temporaneamente tamponata grazie all'attivazione delle linee di credito da parte delle banche azioniste (Intesa e Unicredit), ma dopo il piano sarà necessario un vero intervento di ricapitalizzazion. La situazione industriale è ancora più delicata. Con questo piano Alitalia deve «reinventare» la propria missione aziendale. I due pilastri del piano firmato dall'ad Cramer Ball riguardano il breve-medio e il lungo raggio. Sul primo, l'idea è quella di inaugurare un modello ibrido, che non rinunci alla qualità pur proponendo anche il sedile «nudo», low cost, per offrire il servizio anche allo studente Erasmus. Servizi a bordo solo a pagamento, abbandono delle tratte non profittevoli. Sul lungo raggio l'obiettivo è quello di ridiscutere l'alleanza transatlantica a quattro (con Air France, Klm e Delta) per ottenere mano libera sui collegamenti con Stati Uniti, Canada e Messico, dove ci sono le maggiori potenzialità di guadagno. La faccenda è complicata: la penale per uscire dall'accordo sarebbe di 250 milioni, con il dubbio di poterlo fare davvero.

Alitalia avrebbe in ogni caso la necessità di un network commerciale, che oggi per il Nord America è affidato a Delta. La soluzione è quindi negoziale, e sul tavolo c'è anche la discussione degli accordi Alitalia-Air France, scaduti e per ora prorogati.

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