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Al via il G7 italiano Trump il negoziatore sorprende i leader

Il presidente blocca l'ambasciatore sgradito ma è duro sui fondi per la difesa comune

Al via il G7 italiano Trump il negoziatore sorprende i leader

A Taormina era tutto pronto già in mattinata: la zona rossa trasformata in una fortezza presidiata da migliaia di uomini, la costa bonificata dai sommozzatori della Guardia di Finanza e pattugliata a riva da decine di mezzi, mentre al largo fa la guardia il cacciatorpediniere lanciamissili Mimbelli. Il via ufficiale del G7 è fissato per quest'oggi alle 11.30 con l'arrivo ufficiale al Teatro Greco e la foto di gruppo. Ma per Donald Trump il vertice è già iniziato ieri. Sostenitore dichiarato della diplomazia bilaterale, degli incontri one to one, a Bruxelles ha avuto il suo battesimo del fuoco in uno dei tanto detestati consessi multilaterali, il vertice della Nato, e ha avuto il primo contatto diretto con i vertici della Ue. E il presidente americano ha voluto mantenersi fedele al titolo del suo libro più famoso, The art of the deal, l'arte del negoziato. E il miglior negoziato è quello in cui si alternano bastone e carota.

Da parte americana il segnale di distensione è arrivato in mattinata. La Casa Bianca ha fatto trapelare al Wall Street Journal una notizia che a Bruxelles è stata accolta con un collettivo sospiro di sollievo: Ted Malloch non sarà l'ambasciatore americano presso l'Unione europea. Anzi, di più: il suo nome non è mai stato preso in considerazione. Malloch, vicino a Steve Bannon ed editorialista del sito Breitbart News, voce dell'estremismo trumpista, era di da mesi indicato come il prossimo rappresentante della nuova amministrazione alla Ue. L'interessato aveva fatto di tutto per alzare la temperatura: «L'euro? Tra un anno e mezzo non ci sarà più», «Il presidente della Commissione Juncker? Al massimo potrebbe fare il sindaco in Lussemburgo». La Casa Bianca si era sempre rifiutata di smentire la possibile nomina. Ieri ha cambiato politica. Tolto di mezzo l'incubo degli eurocrati, Trump si è sentito libero di arrivare a Bruxelles (ai tempi degli attentati l'aveva definita hellhole, un inferno) e picchiare il pugno sul tavolo. Alla Nato ha ricordato che 23 su 28 Paesi aderenti non hanno mantenuto la promessa di spendere per la difesa almeno il 2% del Pil. In più molti hanno arretrati enormi da pagare. Anche il riferimento all'articolo 5 del trattato sull'Alleanza Atlantica, che impegna gli altri Paesi a intervenire in difesa di un partner aggredito, è stato obliquo. Trump ha ricordato riconoscente l'unica volta in cui è stato attivato, in occasione dell'attacco alle Torri Gemelle. Ma non ha ribadito formalmente l'impegno americano al suo rispetto. A Bruxelles c'era chi lo sperava visto che il candidato repubblicano in campagna elettorale era stato durissimo: «perché dovremmo difendere un Paese che non paga quello che deve?».

Quanto all'Unione europea a riassumere la situazione è stato il presidente del Consiglio Donald Tusk: non siamo d'accordo al 100% sulla Russia e restano differenze rilevanti su clima e commercio internazionale. Il confronto continua da oggi a Taormina.

E il Donald americano sembra davvero un negoziatore duro.

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