Gaffe, accuse e svolta sulle tasse. I due volti del presidente Trump

La Casa Bianca nel mirino: "Nessuna collusione con Mosca". Ma ottiene la riforma fiscale più drastica degli ultimi 30 anni

Gaffe, accuse e svolta sulle tasse. I due volti del presidente Trump

Braccato come un animale ferito, inseguito da una stampa ostilissima e beffarda, insultato, tradito ed esposto al ridicolo dalle televisioni della sinistra mondiale, Donald Trump mette a segno un punto formidabile che lascerà il segno negli anni futuri e sarà legato al suo nome. Si tratta di un grandissimo taglio di tasse. Prima che l'alba del sabato spuntasse, il Senato ha approvato infatti la legge che taglia di oltre il quindici per cento (dal 35 al 20) le tasse sulle imprese, lancia la ripresa, punta sull'espansione economica e conta su milioni di nuovi posti di lavoro, l'aumento degli stipendi e annuncia una nuova vittoria epocale del capitalismo secondo una ricetta che era già stata di Ronald Reagan: la stessa che spinse l'America verso il firmamento della nuova ricchezza. Sembrava un sogno allora e lo fu. Sembra questo un inizio di sogno oggi e probabilmente lo è

I democratici sono furiosi e hanno dal loro punto di vista tutte le ragioni: il debito pubblico americano salirà ulteriormente in un tripudio della produzione e del rilancio economico. La borsa di Wall Street fin da quando «The Donald» è entrato nella Casa Bianca non ha fatto che sfondare ogni precedente record e promette di seguitare a lungo sulla stessa strada. Le sinistre americane e mondiali finora avevano gridato alla bolla speculativa scommettendo sull'imminente crollo del sistema, liquidato come speculazione finanziaria. Ma la legge sugli incentivi fiscali appena passata darà un impulso incalcolabile proprio alla produzione di ricchezza aumentando la quota ricchezza da ripartire.

Ma come detto, Trump è braccato da molte mute di cacciatori. Quella più aggressiva è sempre quella connessa con il Russia-Gate specialmente dopo le ammissioni del suo ex consigliere per la Sicurezza Michael Flynn, un generale che sembra in preda ad una era crisi di nervi e che ha chiamato in causa anche il genero del presidente, il potentissimo Jared Kushner ma che adesso minaccia di trascinare nel fango il vicepresidente Mike Pence. Ieri Donald Trump ha affrontato pubblicamente la spinosa questione russa, cavallo di battaglia dei democratici, ed ha detto in un calcolato discorso in pubblico di non essere «minimamente preoccupato per quel che dirà Mike Flynn, visto che io non ho mai avuto alcuna collusione con Mosca, e non ho nulla da temere». Dichiarazione importante che suggerisce un retroterra di sicurezza nello staff presidenziale perché Flynn ha accettato di collaborare con il procuratore speciale, il mastino del Russia-gate Robert Mueller, il quale punta a trasformare Flynn in un testimone contro l'intero staff della Casa Bianca: qualcuno dovrà pagare, se non sarà il Presidente toccherà al suo vice, questa la filosofia. Poiché Trump con molta decisione sentendosi le spalle coperte dai suoi legali liquida con un'alzata di spalle la testimonianza di Flynn, la stampa americana sostiene che alla fine sarà Mike Pence a dover salire sulla forca.

Il fronte democratico che punta all'impeachment di Trump, già fantastica di liberarsi in un sol colpo del Presidente e del suo vice, schiudendo le porte di Pennsylvania Avenue allo speaker della Camera Paul Ryan che si è sempre considerato en reserve di fronte ai comportamenti a rischio del presidente. Oggi Trump incassa una grande vittoria politica con il taglio delle tasse che lo mette in una posizione di eroe del ceto medio che lo sostiene.

Questa potrebbe essere la sua polizza d'assicurazione in questo momento, ma i giochi dietro le sue spalle si fanno sempre più aggressivi e la partita seguiterò ad essere durissima almeno fino alle elezioni di mezzo termine.

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