Come se i greci non avessero già abbastanza problemi, ieri Atene era popolata da una speciale selezione della sinistra italiana, tutti in trasferta per manifestare la solidarietà - non richiesta - al popolo greco e più in generale alla causa della democrazia mondiale. Il referendum, con la lotta di classe tra la marxista Syriza e l'Europa dei nordici senza cuore, offre scampoli di visibilità non trascurabili per i desaparecidos della sinistra radicale e per i fuoriusciti del Pd in attesa di nuovo partito. L'ex piddino Stefano Fassina (chi?), e con lui il democratico di minoranza D'Attorre, due che Renzi vorrebbe si fermassero in Grecia molto a lungo, si sono uniti alla pattuglia di Sel in trasferta ateniese, capitanati dal leader Nichi Vendola, per un vertice informale della sinistra europea nella sede di Syriza (c'erano gli spagnoli di Podemos, i comunisti portoghesi, i socialisti francesi e la Linke tedesca, ma i più numerosi erano gli italiani). Tutti lì seduti a pensare i nuovi destini dell'Europa, tutti impegnati sotto il sole a dare interviste (sì, ma alle tv italiane), tutti in fibrillazione per la vittoria che riaccende la speranza anche nella Syriza de' noantri, quantomeno per luce riflessa, tutti a pubblicare su Twitter , felici come studenti in gita di fine anno, le foto del Partenone, di piazza Syntagma, le foto di gruppo, tutti a cantare «Bella ciao» quando la vittoria si fa netta. Con la lista Tsipras italiana, per quelli di Sel, era finita male, malissimo, a rinfacciarsi colpe, tradimenti, flirt col Pd renziano, con Sel che aveva finanziato tutto, per poi vedersi scippare il seggio promesso dalla Spinelli. Ma con Tsipras, quello vero, Vendola torna poetico, abbraccia «i compagni di Syriza impegnati in una sfida democratica di libertà e dignità». La gara, mentre il premier greco trionfa e il suo carro inizia a riempirsi di politici italiani, è già quella a presentarsi come tsiprasiani della prima ora, quella prima degli altri.
La destra italiana, simpatizzante per la causa greca contro l'odiata Bruxelles, non è venuta. Salvini, segretario della Lega, resta a casa: «Ritengo più utile parlare con gli italiani piuttosto che farmi due giorni di vacanza accucciandomi accanto a un pensionato piangente in fila al bancomat». Anche la Meloni leader di Fdi tifa no (ma non il comunista Tsipras), ma a distanza. Chi c'è, invece, e con numerosa rappresentanza, è il M5S: una cinquantina di parlamentari e altri dieci europarlamentari a Cinque stelle. E con loro c'è il fondatore, Beppe Grillo, come annunciato in un greco maccheronico, anche se quelli di Syriza non volevano i grillini, perché «si immischiano con razzisti e xenofobi, e Grillo disprezza gli immigrati».
Grillo, al grido «potere al popolo, non alle banche!», si è fatto un giro al porto del Pireo, periferia di Atene, tra palazzi fatiscenti ed ex fabbriche in abbandono, prima di trovare almeno un lato positivo all'Italia («Qui c'è una disinformazione che io pensavo ci fosse solo da noi, invece in Grecia ci fanno 10 a 0») e di dirigersi in piazza Syntagma per unirsi al grande «vaffa» greco alla Ue («É un risultato fantastico per tutti» esulta il comico). Col leader M5S anche i fedelissimi, Di Maio, per l'occasione non in completo sartoriale ma in maglietta, Di Battista e il senatore Giarrusso, strabordante in una polo verdolina. La brigata kalimera italica non è molto compatta. «Vendola è venuto qui soltanto a fare passerella, in Parlamento non fa mai proposte contro l'austerità» lo schiaffeggia il grillino Di Stefano.
Mentre Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, anche lui ad Atene, se la prende con Grillo: «Se è contro la Troika passi con la sinistra, lasci stare Farage e la smetta di insultare gli immigrati». Syriza all'italiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.