I ncidente a corso Francia. Camilla e Gaia erano sulle strisce? Attraversano con il rosso o, quando scendono dal marciapiede c'era il verde per i pedoni? Troppi i buchi nella ricostruzione finita sul tavolo del pm. E allora si ricomincia da capo, prendendo a verbale i testimoni di quella sera maledetta quando restano sull'asfalto Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann, entrambe di 16 anni.
È il legale della famiglia Romagnoli, l'avvocato Cesare Piraino, a depositare in Procura una richiesta di approfondimento sull'impianto semaforico e sull'illuminazione. Il sistema di attraversamento, nell'incrocio in cui le ragazze vengono centrate dal Suv di Pietro Genovese, sarebbe anomalo per una tratto viario urbano. Il semaforo che dà il via libera ai pedoni per passare da una parte all'altra di corso Francia dura poco e non è affatto intuitivo. «Appena 26 secondi e mezzo» scrive l'avvocato sull'atto. E dopo il breve via libera per i pedoni, parte l'avvertimento che sta per scattare l'alt: solamente 3,4 secondi in cui la luce verde lampeggia. Non esiste il «giallo» di pericolo, solo il verde «relativo», pulsante. E dura pochissimo. Un secondo e scatta il rosso per chi è a piedi e il verde per le auto. Fra il verde e il rosso passano in totale 4,4 secondi. Troppo pochi: chi si trova in mezzo può solo correre. Una vera trappola, secondo quanto denuncia il legale, tanto che le 16enni si sarebbero bloccate sulla carreggiata, a pochi passi dallo spartitraffico che le avrebbe salvate. Se solo lo avessero raggiunto... A dimostrazione Piraino allega un video in cui si osserva il funzionamento del semaforo.
Un'ipotesi, però, che lascia molti dubbi. Innanzitutto: se scatta il verde per le auto mentre Camilla e Gaia sono al centro della strada, Genovese come potrebbe essere sullo stesso punto, o poco prima, già a una velocità di almeno 80 chilometri orari? Impossibile, a meno che non si ipotizzi che il 20enne fosse lanciato verso l'incrocio nonostante il rosso, magari con l'intenzione di non fermarsi (l'ha fatto altre volte), oppure che si sia limitato a rallentare lasciando l'acceleratore. Scatta il verde per le auto e lui spinge di nuovo sul gas, non si accorge delle ragazze e le investe. «Il semaforo - scrive il legale - per l'attraversamento pedonale ha una peculiarità obiettiva: non prevede, per avvertire i pedoni dell'imminente sopraggiungere del verde per le automobili, il caratteristico giallo per i pedoni, ma che al verde per i pedoni segua soltanto un verde lampeggiante a cui segue repentinamente e immediatamente il rosso, sempre per i pedoni. Contestualmente sopraggiunge il via libera per le automobili».
Una circostanza determinante per l'avvocato: «Se è vero che Pietro Genovese sia sopraggiunto su quelle strisce pedonali col verde e la macchina a fianco, nel frattempo, si sia fermata per far passare le ragazze, è certo che le stesse abbiano iniziato l'attraversamento pedonale con il verde e che si siano imbattute, subito dopo, nel "verde lampeggiante" e quindi, dopo appena tre secondi e mezzo, nel rosso». Tutto da dimostrare.
Il gip, dal canto suo, avrebbe convocato i testimoni. Le loro testimonianze non sempre coincidono anche se tutti concordano sul fatto che era verde per le auto, quindi Camilla e Gaia sarebbero passate con il rosso. Almeno nel punto d'impatto con la Renault di Genovese. Saranno ascoltati Jacopo Daliana, fermo in attesa del verde per i pedoni, David Rubin Mosche che, su una Smart, le vede e si ferma.
Poi Orlando Townshend ed Emiliano Annichiarico, tutti in auto su corso Francia. Il primo ricorda che le ragazze «hanno attraverso in mezzo alla strada scavalcando il guardrail». Il secondo che Camilla e Gaia attraversano «in maniera frettolosa senza avvalersi delle strisce» e che il Suv correva.
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