Cronache

La Gdf porta a bordo il divieto di sbarco

La nave è a 15 miglia da Lampedusa. Linea dura del governo: è braccio di ferro

La Gdf porta a bordo il divieto di sbarco

Sea Watch 3 resta sul limite delle acque italiane davanti a Lampedusa in attesa dell'autorizzazione allo sbarco. Sa che questo non verrà dall'Italia facilmente, ma la nave della Ong tedesca, che ha sfidato ancora una volta il Viminale portandosi in zona Sar libica e raccogliendo in mare i passeggeri di un barcone, ci riprova. Del resto c'è già riuscita in passato, anche se adesso le cose sembrano cambiate. Regge la linea dura di Salvini, che qualche giorno fa ha firmato il decreto di divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, come previsto dal decreto Sicurezza bis, ottenendo anche il consenso dei ministri dei Trasporti e della Difesa, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta.

Il decreto è stato notificato alla comandante della nave dalla Guardia di finanza nella notte tra sabato e domenica, come informa in un tweet la stessa Ong che dice di avere ricevuto due visite da parte dei finanzieri. «Non si comprende la necessità di farlo nel cuore della notte commentano dalla Sea Watch - Restiamo al largo di Lampedusa e reiteriamo la richiesta di sbarco». Ma dopo avere dato l'autorizzazione a scendere dalla nave a 10 persone (tre donne, di cui due incinte, tre minori e due uomini malati, oltre a due accompagnatori) il governo ha adempiuto ai propri doveri morali e di legge e non intende rendersi ancora una volta unico centro d'accoglienza dell'Europa, unico porto di sbarco dopo che la Libia, interpellata dalla stessa Ong, concede un approdo a Tripoli e la Ong lo snobba ritenendolo «porto non sicuro», con tanto di appoggio da parte della Commissione europea e delle varie agenzie delle Nazioni unite che chiedono un approdo in Europa, dopo che la Tunisia non viene tenuta in considerazione per uno sbarco malgrado sia un porto sicuro e, ancora, dopo che la nave ha tirato dritto anche in vista di Malta, puntando proprio come da copione verso l'Italia.

Lo scontro Sea Watch-Salvini si infervora. È un braccio di ferro. Non ci sono armi se non la pazienza, a meno che non ci siano interferenze di terzi, alleati delle Ong non dichiarati che, come già accaduto in altre occasioni, entrano a gamba tesa nella contesa e dettano le regole, facendo sbarcare gli immigrati in Italia. Ma questa volta, dopo l'approvazione del decreto Sicurezza bis, non dovrebbe accadere. E qualora la comandante della Sea Watch 3 decidesse di non rispettare il divieto, il decreto prevede una multa da 10mila a 50mila euro e la confisca della nave, in caso di reiterazione del reato.

«Per quello che riguarda questa nave fuorilegge per me può stare lì per settimane, per mesi, nel Mediterraneo fino a Capodanno», ha detto il ministro dell'Interno dopo lo sbarco autorizzato a Lampedusa dei dieci immigrati che erano a bordo della Sea Watch 3, su cui restano 43 passeggeri. Tra loro ci sono tre minori, di cui uno con meno di 12 anni. Sul caso è intervenuto il deputato di +Europa Riccardo Magi: «La situazione di emergenza umanitaria persiste».

Ma sulla nave le situazioni «precarie» sono state gestite con l'autorizzazione allo sbarco.

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