Le tragedie ci mettono di fronte un senso della vita che, in situazioni normali, non vogliamo comprendere o, perfino, sembra non interessarci. Poi, all'improvviso, si squarcia la cortina e si manifesta la verità. Per un po' si rimane sconcertati, come se la tragedia accaduta fosse qualcosa di impensabile: allora si discute per cercare di capire, per trovare delle ragioni a un fatto tanto luttuoso che avrebbe dell'incredibile. In realtà l'evento tragico ha una sua terribile semplicità: si pensi agli incidenti stradali con conseguenze mortali. Numeri altissimi, eppure non c'è nessuno che rinunci a guidare la macchina perché ha paura di andare incontro alla morte.
Si cammina per strada con spensierata leggerezza, e si viene falciati da un camion guidato da un criminale mussulmano. Stupore, cordoglio, e forse si riflette per un po' sul fatto che c'è chi odia la nostra civiltà e ad essa ha dichiarato guerra, ammazzando persone inermi.
Così capita che la tragedia colpisca una nostra giovane. Non ci sono vittime di serie A e di serie B, però ci sono situazioni che indignano più di altre. Fabrizia è la nostra connazionale uccisa nella strage di Berlino. Chi è davvero Fabrizia? É una dimenticata. É una delle tante ragazze, dei tanti giovani dimenticati, che hanno cercato lavoro all'estero: di loro ci si ricorda quando finiscono vittime di una tragedia. Adesso fiumi di lacrime, lamentosi cordogli, unità nazionale per il lutto. Di chi? Di una famiglia che c'è poco da immaginare avrebbe desiderato che la propria figlia fosse rimasta vicino, con un vero lavoro da svolgere in Italia. Si dice: «Fabrizia appartiene alla generazione Erasmus, quella che ha il passaporto dell'Europa senza confini dove tutti si vogliono bene». Balle!
Chi sta nell'università sa cosa sia il progetto Erasmus: un corso di studi per sviluppare all'estero conoscenze che devono trovare, poi, nel Paese d'origine dello studente la loro autentica collocazione. Ma Erasmus è diventato per chi si vuole lavare le mani di fronte al dramma della disoccupazione giovanile la gioiosa avventura per l'Europa dei ragazzi. Molti di loro rimangono all'estero perché, apprezzati là, trovano una professione che esalta le loro capacità. A casa nostra, se non fosse per le loro famiglie, sono i dimenticati.
C'è perfino un ministro della Repubblica, uomo di acuta sensibilità, che manifesta pubblicamente tutta la sua felicità quando questi giovani se ne vanno fuori dalle scatole e vengono dimenticati.
Il ministro Poletti è indegno del posto che occupa, ma quanti ipocriti sono come lui che si ricordano di questi ragazzi solo quando vengono colpiti da una tragedia? Quale politica viene fatta per risolvere la disoccupazione giovanile, per riformare scuola e università in modo da collegarle al mondo del lavoro? Fabrizia è la coscienza tragica dei giovani italiani dimenticati. Nelle prossime ore si vivrà con grande e ipocrita dolore la sua morte, senza accorgersi che lei sta puntando il dito contro chi l'ha mandata via.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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