Siamo sempre gli ultimi della classe, ma possiamo solo migliorare e sperare in una promozione spinta da qualche sei politico e un bel dieci in condotta. A beneficio del governo guidato da Paolo Gentiloni, arrivato proprio quando l'economia ha toccato il fondo e, forse, si prepara a ripartire.
I segnali sono deboli, ma si sommano di giorno in giorno. Ieri l'Ocse ha confermato che nel 2018 il nostro Pil crescerà all'1%. È la conferma delle previsioni di febbraio, quelle che vedevano l'Italia come il fanalino di coda di tutti i paesi che aderiscono all'organizzazione. Ma ci sono segnali di un'inversione di tendenza. L'Ocse ci mette insieme ai Paesi deboli, ma il problema della crescita debole riguarda tutto il Continente per colpa, rileva l'Ocse, della crisi del credito, degli investimenti che non ripartono e delle politiche per l'occupazione che non danno risultati sperati.
Un quadro non positivo, che fa spiccare i nostri piccoli segnali positivi. Come quelli rilevati ieri dall'Istat. Nella nota mensile di febbraio sull'andamento dell'economia italiana l'istituto di statistica rileva prospettive di miglioramento dell'attività economica in linea con la tendenza attuale». Tendenza rilevata grazie all'«indice anticipatore» e confermata da altri dati acquisiti, come quello sui prezzi alla produzione dell'industria aumentati in gennaio dell'1% rispetto mese precedente e del 2,5% rispetto al 2016. Segnale di un risveglio e di «una nuova accelerazione», che per il momento è limitata, ma, rileva l'Istituto di statistica, è costante.
A ben guardare anche nel confronto internazionale l'Italia non se la passa male. Perché gli altri sono in peggioramento. Nel 2018 non saremo più gli ultimi, visto che cresceremo più del Giappone (0,8%). Il prossimo anno persino il Regno unito alle prese con la Brexit si dovrà accontentare di un Pil «italiano», in crescita di un solo punto. Si accorciano le distanze con il resto dell'Europa e, soprattutto, con la Francia che nel 2018 scenderà all'1,4%. Poi la locomotiva tedesca che va bene, ma mostra segni di stanchezza, come - dato diffuso proprio ieri - gli ordini di gennaio, scesi del 7,4% rispetto a dicembre.
C'è poco da gioire se i tedeschi arrancano. Ma dalla nostra tenuta a anche dai guai degli altri non potremo che avere dei benefici. Ieri, per dirne una, il super falco Wolfgang Schaeuble, ministro delle finanze tedesco, si è detto «fiducioso» delle capacità dell'Italia di continuare sulla via delle riforme: «Il vostro è un paese forte e grande, capace di trovare soluzioni flessibili e creative. Se ho delle preoccupazioni per la vostra tenuta? Beh certo, ma se ci si attiene alle regole che ci siamo dati, le soluzioni si trovano. Lo sa benissimo l'attuale governo e lo sa benissimo Pier Carlo Padoan, che io conosco bene e che fa il suo lavoro in modo straordinario».
Un riconoscimento alle riforme e all'affidabilità del governo Gentiloni. E anche il segnale di un clima che è cambiato.
Il governo in carica potrebbe trovarsi a cavalcare una mini ripresa e cogliere i frutti che non ha potuto raccogliere Matteo Renzi. Sicuramente il nuovo clima servirà al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che il 21 parteciperà all'Ecofin e all'Eurogruppo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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