Sarebbero 6000 gli informatori turchi sguinzagliati in Germania dal Mit (il Servizio segreto di Ankara); è quanto riporta un articolo del giornale tedesco Die Welt da fonti dell'intelligence tedesca. La questione ha subito interessato gli organismi di sicurezza di Berlino e il Parlamento.
I 6000 informatori turchi si muoverebbero sotto il coordinamento di circa 800 agenti segreti per monitorare gli oltre 3 milioni di turchi emigrati. Un numero attivo impressionante che, in proporzione, supera addirittura quello della Stasi (il Servizio segreto della Ddr) ai tempi della Guerra Fredda. In pratica ogni 500 turchi in Germania, Erdogan avrebbe infiltrato un suo informatore.
Per ora l'attività di questo «esercito di spie» non sarebbe rivolta contro la Germania ma sarebbe una capillare rete che il governo di Ankara ha piazzato per controllare i dissidenti turchi e curdi all'estero; rete ampliata dopo il fallito colpo di Stato del Luglio scorso con lo scopo di bloccare le attività dei sostenitori di Fetullah Gülen, il miliardario nemico di Erdogan considerato il responsabile del golpe.
Ancora non è chiaro se questi informatori siano pagati dal Mit o prestino volontariamente il loro servizio. La seconda ipotesi sarebbe ancora più inquietante perché, un numero così alto di turchi-tedeschi potenziali spie di un governo straniero, metterebbe in discussione il processo d'integrazione della comunità turca in Germania. Modello la cui crisi è già confermata da diversi studi e ricerche; l'ultimo, un sondaggio dell'Università di Munster dimostra, tra le altre cose, che quasi la metà dei turchi di Germania preferirebbe rispettare la legge islamica piuttosto che quella tedesca.
L'immigrazione in Europa sta ponendo diversi rischi alla sicurezza degli Stati europei: per esempio il terrorismo. In Italia, recentemente il Copasir ha ammesso la possibilità che tra gli immigrati che arrivano sulle nostre coste (di cui solo la metà sono riconosciuti come profughi), possano nascondersi jihadisti e terroristi o in fuga o con il chiaro obiettivo di infiltrarsi nel nostro Paese; un'ammissione che era sempre stata negata all'opinione pubblica.
Ora emerge un ulteriore pericolo per la sicurezza degli Stati: lo spionaggio da parte di nazioni straniere che utilizzano gli immigrati per svolgere funzioni di controllo sui propri connazionali e più in generale nel paese che li ospita. Un problema in più per porre in discussione il mito dell'accoglienza e dell'integrazione.@Giampaolo Rossi
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