Gialloverdi in lite sulle tasse (che non possono tagliare)

Salvini minaccia: "Cuneo fiscale giù di 10 miliardi o me ne vado". Conte e Di Maio lo sfidano: ci dica come

Gialloverdi in lite sulle tasse (che non possono tagliare)

La guerra è tra chi la spara più grossa. Sul taglio delle tasse si riaccende lo scontro nella maggioranza tra Lega e Movimento 5 Stelle. Una guerra virtuale con numeri buttati sul tavolo a caso. E soprattutto con una certezza: la procedura d'infrazione dell'Europa contro l'Italia rende quasi impossibile, nel breve periodo, un intervento per abbassare la pressione fiscale.

È il leader della Lega Matteo Salvini che rompe la tregua. In un'intervista al Corriere della Sera il ministro dell'Interno alza il prezzo e fissa a 10 miliardi la richiesta al premier Giuseppe Conte per introdurre la flat tax: «Dal viaggio negli Stati Uniti ho portato una convinzione fortissima: all'Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. E quindi, il mio dovere è farla. Se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado». «Sui due miliardi che il governo vuole portare nella trattativa con Bruxelles. Per il 2019, se è vero come è vero che lo Stato spende di meno ed incassa di più, possiamo utilizzare quella cifra per abbattere il debito, e va bene... Basta gabbie sugli anni futuri, basta con lo strozzare la crescita possibile». Il problema - continua quindi Salvini - è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi. Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse?».

Il leader del Carroccio alza un muro. Accelera, puntando a chiudere la partita entro luglio: dentro o fuori. «Il mio obiettivo è di fare entro luglio un tavolo che coinvolga tutto il mondo delle imprese, Confartigianato, Coldiretti». L'obiettivo, ha sottolineato dal palco del Festival del Lavoro, «è di non arrivare ad approvare la manovra come lo scorso a dicembre ma di anticiparla il più possibile per evitare lo stillicidio delle trattative con Bruxelles sullo zero virgola».

Il capo del governo Conte prova a superare la barriera salviania, sfidando il ministro del Carroccio sullo stesso tema: «La formula a cui dobbiamo mirare è paghiamo meno ma paghiamo tutti. Il mio pensiero è più avanzato e ambizioso di quello di Salvini. Ora si tratta di sedersi intorno a un tavolo, aspetto proposte concrete, siamo tutti d'accordo, determinati verso l'obiettivo, lo abbiamo messo a fuoco, si tratta di tradurre i proponimenti in misure concrete». Luigi di Maio risponde all'alleato per le righe: «A me fa piacere anche abbassare il cuneo fiscale. L'abbattimento delle tasse richiede lavoro di squadra non interviste sui giornali. È ingiusto dire o abbassate le tasse o me ne vado io». Il capo politico dei Cinque stelle prova a spostare lo scontro sul tema dell'evasione fiscale: «Il M5s ha già pronta una proposta di legge che prevede il carcere per i grandi evasori e che presto diventerà legge dello Stato». Salvini ribatte, liquidando il salario minino: «Sento parlare di salario minimo, chi lo paga? Lo pagano le imprese, ma se non riesco a ridurre le tasse il salario minimo chi lo paga?». E di pretesto per aprire la crisi nel governo parla anche il M5S: «Le tasse vogliamo tagliarle tutti! E subito! Quindi di chi sarebbe la colpa? Chiarisca il colpevole, così lo combattiamo insieme. Non esistono nemici immaginari, i nemici vanno identificati.

Sarebbe Tria il colpevole? Ma non è stata la Lega a riunirsi con il ministro dell'Economia per redigere il piano sulle tasse? Se si cerca una scusa per far saltare tutto e riportare in Italia un governo tecnico la Lega lo dica chiaramente agli italiani, con tutte le conseguenze del caso».

Tra botta e risposta, il taglio delle tasse resta un'utopia.

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