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Giustizia ad alta tensione La salva-Bonafede passa solo con il trucco

Prescrizione, impedito voto contrario decisivo Intercettazioni, bloccata una norma pro pm

Giustizia ad alta tensione La salva-Bonafede passa solo con il trucco

L'ultimo tentativo per fermare l'obbrobrio dei processi eterni (e, con l'occasione, assestare un ceffone alla maggioranza contiana) va in scena in Commissione Giustizia alla Camera. Laddove, in teoria, la maggioranza dovrebbe essere ben più salda che al Senato.

Ma così non è: la votazione dell'emendamento allestito in quattro e quattr'otto da grillini e Pd, che sopprime di netto la pdl Costa (Fi), che a sua volta vorrebbe sopprimere di netto la cosiddetta «riforma» Bonafede, è ad altissima tensione. E l'emendamento salva-Bonafede, grazie ai renziani che non seguono la maggioranza e dicono no con le opposizioni, passa per un solo voto, e dopo notevoli salti mortali della presidente grillina Businarolo per evitare il patatrac. Prima infatti viene impedito il voto al deputato del gruppo Misto Colucci, che avrebbe bocciato l'emendamento di maggioranza: «La sua delega non è valida», decreta Businarolo. Poi la presidente medesima, contravvenendo alla buona prassi parlamentare (un presidente di commissione, in teoria, dovrebbe garantire tutti i membri e non partecipare alle votazioni) alza la manina a favore, risultando determinante.

Subito scoppia la bagarre: le opposizioni denunciano fuori e dentro l'aula di Montecitorio le «forzature» e i «trucchi» per blindare il Guardasigilli. Il presidente Fico, chiamato in causa perché garantisca il corretto funzionamento della Camera che presiede, fa il pesce in barile: «Mi riservo di valutare». La capogruppo di Fi Gelmini insorge: «È un episodio gravissimo. Per approvare l'emendamento soppressivo della pdl Costa si è impedito il voto a un commissario che era presente in sostituzione di un collega, con regolare delega». La Businarolo si indigna: «È intollerabile che si polemizzi sulla mia conduzione». Il Pd, a sua volta, va all'attacco di Italia viva, colpevole di aver votato a favore della Costa e contro l'abolizione della prescrizione, come del resto ha sempre annunciato che avrebbe fatto. «È l'ennesima provocazione di Renzi contro il governo - dice Michele Bordo - Questa guerriglia è insopportabile, così non si va avanti: non è possibile stare contemporaneamente all'opposizione e al governo». E il segretario Zingaretti incalza: «Basta chiacchiericci e sotterfugi di Palazzo».

Ma sul fronte giustizia la maggioranza è in affanno anche al Senato, costretta al voto di fiducia per blindare il decreto intercettazioni in Senato. «La voterò per carità di patria», annuncia Renzi. La giornata di martedì ha visto accendersi una dura contrapposizione in commissione tra Dem e grillini da una parte e renziani dall'altra, che si opponevano ad una modifica pro-pm presentata da Grasso di Leu. Giornata di scontri, poi l'emendamento sparisce e Italia viva canta vittoria. Ieri la Lega ha di nuovo bloccato i lavori della commissione su un proprio emendamento pro-intercettazioni ai supposti fruitori di pedopornografia, e l'arrivo in aula del decreto è slittato a notte fonda.

Mentre Renzi, da Porta a Porta, prometteva «per Pasqua» la mozione di sfiducia contro Bonafede.

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