La gogna mediatica che piace ai grillini: video di scuse per chi offende i vigili

Il sindaco costretto a correre ai ripari: «Già avviata una ricognizione»

La gogna mediatica che piace ai grillini: video di scuse per chi offende i vigili

Roma - Le foto degli spacciatori e dei ladri postate on line, le molestie sessuali mai denunciate ma raccontate a un programma tv satirico. E ora i video di umiliazione imposti dalla polizia municipale a chi ha reagito alla multa con un insulto. Il caso che arriva da Roma, svelato ieri da Repubblica, si inserisce in una tendenza consolidata: la giustizia è lenta o non funziona? Si usa un metodo medievale e messo al bando perché barbaro, la gogna, ora amplificata con la potenza dei social network.

Certo il caso di Roma è ancora più grave perché a imporre una punizione estranea alla civiltà giuridica contemporanea è un'istituzione pubblica che svolge anche servizi legati all'ordine pubblico e alla giustizia. A denunciarlo è stata un'insegnante di 32 anni che ha deciso di non sottostare al rituale richiesto dai vigili dell'urbe. La donna aveva reagito alla multa con un'esclamazione non proprio da gentildonna: «Fate un lavoro di merda!». Poiché lo stress nelle strade abbonda e l'insulto al pizzardone non è certo un caso raro, in tutta Italia è invalsa la prassi di chiudere il caso con una lettera di scuse e una somma di circa 200-250 euro a titolo di risarcimento. Ma evidentemente a Roma non basta: l'insegnante si è vista recapitare una lunga lettera su carta intestata del comando di polizia locale, a firma del vice comandante del corpo Massimo Ancillotti, in cui si chiedeva, per evitare la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale e il relativo processo, di postare su internet un video in cui «le scuse saranno lette dall'indagato e le immagini video riprenderanno il suo volto mentre procede alla lettura».

La lunga lettera, con il puntiglio tipico del linguaggio burocratico, e con la tipica assenza di senso del ridicolo e dell'assurdo, specifica nei dettagli le modalità con cui dovrà venir montata la gogna mediatica: per dargli la massima diffusione dev'essere su un social network aperto come Youtube (e non Facebook dove lo guarderebbero solo i contatti), deve durare almeno trenta secondi, deve contenere una dichiarazione ben precisa. Il testo imposto dalla lettera comprende una dichiarazione di «apprezzamento agli appartenenti al corpo di Polizia locale di Roma capitale per il lavoro quotidianamente svolto a favore della cittadinanza». E per evitare che qualcuno possa evitare la gogna, si prevede anche che «in caso dell'impossibilità di leggere, per analfabetismo o altre cause obiettive, il testo sarà letto fuori campo da altra persone», naturalmente inquadrando il volto dell'indagato. Non sia mai che alla gogna dovesse scappare chessò, un non vedente, con la scusa che non ha la vista...

Virginia Raggi per ora si è limitata a dire di aver «avviato immediatamente un'attività di ricognizione» e che «devo ancora approfondire», una norma «introdotta dalla precedente amministrazione». In realtà all'epoca non era mai stata applicata con queste modalità.

Non una parola dalla Raggi su quanto una simile pratica sia contraria a un elementare senso di giustizia, tanto che ora la signora che si è ribellata valuta la denuncia per estorsione. Una tendenza barbarica. Che, guarda caso, è una specialità del sito di Beppe Grillo, che in passato ha messo all'indice rivali politici e giornalisti scomodi.

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