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«Gomorra» a Napoli, ma non è fiction: vogliono comandare i baby-criminali

Sbotta il padre: «Manuè, ma questo Mattia è un muccuso». A Napoli si dice così dei bambini, di chi deve ancora farsi pulire il naso. Risponde il figlio, che ha già le idee chiare su come va il mondo: «Eh, è un muccuso però quello tiene la pistola».

L'involuzione della camorra sta tutta in quest'intercettazione ambientale tra un vecchio capobastone e il suo «rampollo». Il vuoto di potere in città sta incoraggiando bande di giovani delinquenti alla ricerca della consacrazione criminale come nella fiction Gomorra . A 15 anni imparano a usare la pistola. A vent'anni gestiscono piazze di spaccio che incassano 20mila euro al mese. Di solito, però, non arrivano alle 30 candeline.

Nel giro di 96 ore, nella zona dove sorge il vecchio Tribunale di Castel Capuano, tre minorenni sono rimasti feriti in un agguato e un 19enne è stato ammazzato. Era latitante. I killer sono stati più bravi dei poliziotti: lo hanno trovato e abbattuto con un colpo alla schiena.

In una recente inchiesta antimafia, il gip ha parlato di «paranze di bambini» che scorrazzano per i vicoli del vecchio Far West partenopeo. Baby criminali senza dio che, come nel caso di Antonio Giuliano, non si fanno scrupoli di aprire il fuoco sui passanti «per provare l'efficienza» della nuova pistola. Durante una di questi test, è stato colpito al torace un povero indiano che solo per caso non è passato a miglior vita. E, appena ieri, i carabinieri hanno scoperto che, per allenare la mira, i giovani sicari sparano dall'attico di un vecchio casolare sulle antenne paraboliche dei balconi di fronte. Un poligono fai-da-te con tanto di pistola e cartucce a disposizione.

È gente che fa schifo pure ai malacarne del tempo che fu se - racconta il pentito Francesco Mazzarella - i camorristi adulti «si sono allontanati dalla coalizione perché non condividono il modo di operare di questi ragazzi che non si attengono al codice malavitoso».

Hanno soprannomi buffi, ma incrociarli in strada è tutt'altro che divertente. Si chiamano «batman» o «'nzalatell» oppure «cuott 'e provola», dagli ingredienti del toast preferito. Un altro è detto «'o pipistrello» perché esce solo di notte, armato fino ai denti. Ha 16 anni e già due morti sulla coscienza.

«Che dobbiamo fare, dobbiamo schiattare a qualcuno? Andiamo» bofonchia uno degli arrestati nell'ultima retata durante un summit. Sono così. Bestie in libertà. Conoscono solo il rumore delle armi.

Fanno soldi facili con la droga approfittando dell'assenza dei padrini storici, finiti sotto terra o in una cella al 41 bis. S'impasticcano e tirano cocaina prima di una spedizione di morte. Non rispondono a nessuno. E fanno paura agli stessi uomini del rione dove un tempo i boss Giuliano si facevano fotografare con Diego Armando Maradona mentre brindavano allo scudetto azzurro. «Eh, uno lo prendi per la testa un altro scappa per la coda io... cioè sono ragazzi hai capito», si lamenta un boss coi familiari che gli fanno visita in carcere.

Un trafficante, incredulo, rivela ai pm quello che gli è capitato. Cinque ragazzi gli si sono avvicinati e, senza troppi giri di parole, gli hanno consigliato di mettersi in regola. «Se volevo spacciare droga a via Cesare Rossaroll - denuncia - dovevo dare loro duemila euro al mese» perché a «Forcella non comandavano più i Mazzarella ma loro». I nuovi gangster riescono a ottenere tutto. O quasi. Perché per il momento impongono solo terrore, ma non rispetto.

Quello che vorrebbero esibire come don Vito Corleone mentre si fa baciare la mano dal protetto di turno.

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