Renzi continua a possedere il primato della popolarità: è, in assoluto, il leader politico italiano che ispira più fiducia e stima. Al tempo stesso, però, il consenso verso la sua persona sta progressivamente diminuendo nel tempo. E quello verso il governo da lui presieduto è ancora inferiore.
Secondo le ultime rilevazioni effettuate da Eumetra (31 marzo e 1 aprile), il presidente del Consiglio gode di un giudizio positivo da parte del 41% degli italiani. In particolare, il 18% esprime un voto «molto» elevato e un altro 23% gli dà comunque la sufficienza. Il dato è simile, ma un po' inferiore, a quanto rilevato nelle ultime settimane. Ipsos attribuiva il 9 marzo scorso a Renzi il 44% di fiducia. Demos indicava il 26 marzo il 46%. Datamedia rilevava il 24 marzo il 44%. Tutti gli istituti segnalano comunque una diminuzione della valutazione sulla figura del presidente del Consiglio con il passare del tempo. Un trend forse inevitabile (e comune a molti altri premier nel passato), ma comunque significativo.
Resta il fatto che altri leader politici ottengono percentuali notevolmente inferiori. Berlusconi si attesta sul 20%, Alfano sul 19%, Salvini sul 21% e Landini sul 21%. L'ex sindaco di Firenze si conferma dunque il personaggio più gettonato in questo momento, anche se la maggioranza degli elettori ne dà un giudizio negativo (37% molto negativo, 21% abbastanza negativo).
Renzi è apprezzato in misura più che proporzionale tra i più giovani (sebbene, anche tra costoro, la maggioranza esprima un giudizio sfavorevole): tra i 18-24enni raggiunge il 48%, mentre sembra meno apprezzato tra chi ha superato i 50 anni. Il consenso cresce tra imprenditori, dirigenti e liberi professionisti (ove raggiunge la maggioranza, 56%) e diminuisce tra i ceti meno «centrali» socialmente: casalinghe (32%), pensionati (32%), disoccupati (28%).
Dal punto di vista dell'orientamento politico, naturalmente, Renzi appare fortemente sostenuto dagli elettori del Pd (ove solo il 9% dichiara di non apprezzarlo) e osteggiato da quelli di Forza Italia (ove, di converso, solo il 7% dà un giudizio positivo). Interessante è il caso dei votanti per il Ncd, ove la maggioranza (73%) esprime una valutazione insufficiente, ma una quota rilevante (27%) dà, viceversa, un giudizio positivo. Significativo è anche il dato di coloro che dichiarano l'intenzione di astenersi, ove buona parte (71%) manifesta una valutazione negativa nei confronti del presidente del Consiglio.
Ma ciò che più colpisce è il fatto che se si passa dal giudizio sulla persona a quello sull'intera compagine governativa, la valutazione subisce un notevole peggioramento. Dà infatti un giudizio positivo all'operato dell'esecutivo nel suo insieme poco meno di un terzo degli italiani (32%, di cui l'1% «molto positivo» e il 31% «abbastanza positivo»). Anche in questo caso, si rileva una diminuzione di consenso. Esattamente un anno fa, il 1 aprile 2014, l'esecutivo presieduto da Renzi godeva infatti dell'appoggio del 54%. Tornando ad oggi, si rileva come, anche per ciò che concerne l'esecutivo nel suo complesso, i giudizi più positivi sono relativamente più frequenti tra i giovani (ma, in questo caso, non tra i giovanissimi), con un calo invece tra casalinghe, pensionati e disoccupati. È interessante notare come il 16% degli elettori del Pd dia un giudizio negativo dell'operato del governo (a fronte comunque dell'82% che ne apprezza l'azione) e come, al tempo stesso, l'11% dei votanti per Forza Italia, il 12% di quelli per l'M5S e il 36% di quelli del Ncd diano valutazioni positive al governo. In quest'ultimo partito, però malgrado la presenza degli esponenti di punta nell'esecutivo, il 64% giudica negativamente l'azione svolta sin qui.
Ma, al di là delle singole valutazioni, è da segnalare il fatto che una quota di italiani (precisamente l'11%), pur apprezzando la persona del presidente del Consiglio, esprime un giudizio non positivo sul governo. Ancora una volta, si trova un'accentuazione di questa posizione tra gli elettori del Ncd.
Insomma, Renzi continua a essere, senza ombra di dubbio, il leader più popolare. Ma, come forse inevitabile, il consenso raccolto decresce specie nei ceti meno centrali e meno favoriti dalla ripresa economica, come pensionati, casalinghe e disoccupati.
C'è, insomma, una parte considerevole del Paese (ne ha parlato anche Luca Ricolfi sul Sole24Ore ) che si sente in qualche modo esclusa dai segnali di crescita sottolineati dal presidente del Consiglio.di Renato Mannheimer
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