Coronavirus

L'Italia vuole accodarsi a Francia e Regno Unito: tira aria di coprifuoco (con l'incognita sanzioni)

Il governo pronto a seguire l'esempio di Parigi e Londra: locali chiusi delle 21 alle 6 del mattino.

L'Italia vuole accodarsi a Francia e Regno Unito: tira aria di coprifuoco (con l'incognita sanzioni)

Niente lockdown, per ora. Ma serate passate mestamente chiusi in casa forse sì. Sul tavolo del governo si affaccia l'ipotesi di un coprifuoco per arginare la diffusione del contagio. Il salto del livello di allarme è di ieri, alla luce dei quotidiani numeri allarmanti: più vittime (sebbene per fortuna molto meno della prima ondata) e la crescita del rapporto tamponi/positivi oltre la soglia critica del 5 per cento.

Autorevoli fonti governative confermano al Giornale che l'idea di uno stop alle attività serali è al vaglio. Il confronto con le Regioni, cui il governo nelle scorse ore ha cercato di demandare la scottante responsabilità di nuovi divieti, è serrato e le resistenze non mancano, anche se la Campania, la Regione che nonostante i proclami incendiari di Vincenzo De Luca si è fatta trovare completamente impreparata alla seconda ondata, ha annunciato una fuga in avanti con lo stop delle lezioni in presenza nelle scuole.

Il punto vero è la tendenza vertiginosa al rialzo del contagio che pare aver colto completamente di sorpresa il governo, nonostante fosse prevista. Pare incredibile, ma si discutono solo ora soluzioni reali (più bus) per assicurare il rispetto delle distanze sui mezzi pubblici, come se quest'estate fosse passata invano. Una situazione che preoccupa il governo, deciso a mostrare attraverso i divieti di essere reattivo. Compensando così i ritardi propri e delle Regioni nel predisporre adeguate contromisure che garantiscano la convivenza con l'epidemia.

La verità è che il governo valuta la possibilità di imporre chiusure serali, cogliendo l'occasione di fare ciò che altri Paesi hanno già annunciato. Francia e Gran Bretagna si preparano infatti a imporre già da sabato le chiusure notturne di servizi (inclusi i trasporti), bar cinema e ristoranti. Lo stop durerà dalle 21 alle 6 del mattino, partirà domani a mezzanotte e sarà in vigore per l'Ile de France e Parigi e anche per altri grandi metropoli: Grenoble, Lille, Lione, Aix-Marseille, Rouen, Tolosa e Montpellier. Spostamenti limitati al necessario e attività di intrattenimento, già massacrate economicamente, sbarrate.

E il tema già ieri rimbalzava nel mondo politico italiano. Primo segnale, il messaggio di un seguitissimo account twitter, il «Nomfup» del deputato dem Filippo Sensi: «Attenti a sabato». Cioè proprio il giorno in cui scatterà il coprifuoco nel Regno Unito e in Francia. E così, mentre a Bruxelles si raccomanda di raccordare i provvedimenti anti Covid in tutta l'unione, nei palazzi del potere romano si valuta l'idea di non essere da meno dei cugini francesi.

Bisogna vincere resistenze tecniche e politiche. Al Viminale, che dovrebbe sopportare il peso maggiore di un provvedimento così pesante, quello di farlo rispettare, circolano tanti dubbi anche dal punto di vista del diritto. In Francia Macron paventa multe e arresto fino a sei mesi per i recidivi. Ma dalle nostre parti l'idea di far scattare addirittura le manette, per fortuna, fa inorridire. Basti vedere il muro che si è alzato di fronte all'ipotesi poliziesca del ministro Speranza (delatori anti feste) che, non a caso, ieri citava il caso francese: «Non è facile vedere Macron dire che Parigi avrà il coprifuoco». E Di Maio parla di passi per evitare il lockdown.

Ma sono passi utili? Francesco Vaia, direttore sanitario dell'ospedale Spallanzani di Roma, boccia decisamente le chiusure: «Il Paese non ha bisogno di stress e di minacciati provvedimenti - scrive su Facebook - e se invece di chiudere aprissimo esercizi commerciali nelle 24 ore e organizzassimo uffici, fabbriche e scuole su più turni?». Idea che convince qualche governatore.

Ma si sa: vietare è facile, è immediato, ed è gratis.

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