Il governo sfida la Merkel: non rispetteremo i Trattati

Padoan nell'aggiornamento al Def anticipa che nel 2015 l'Italia non onorerà i parametri di deficit e debito. Renzi annuncia una manovra da 23 miliardi

Il governo sfida la Merkel: non rispetteremo i Trattati

A pagina 44 della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, il governo annuncia che la correzione «del saldo strutturale» per il 2015 del 2,2% viene «giudicata né fattibile né auspicabile». Pertanto, gli interventi sul saldo strutturale saranno limitati «allo 0,1% del Pil tra il 2014 ed il 2015». Dal 2,2 allo 01%; e per di più in due anni.

In termini calcistici potrebbe essere paragonato ad un «cucchiaio» di Renzi alla Merkel. Nello stesso documento, infatti, l'Italia annuncia che il prossimo anno non rispetterà la riduzione del deficit nominale all'1,8%, come previsto; od al 2,2%, come da andamento tendenziale. Anzi, lo farà crescere fino al 2,9%. E che nemmeno onorerà la riduzione del deficit strutturale dello 0,5% - come previsto dai Trattati - ma lo farà scivolare dello 0,1%.

Insomma, Renzi non rispetterà né le regole sul deficit né quelle sul debito. Esattamente come la Francia. Parigi, però, lascia andare i conti pubblici fino ad un deficit del 4,4%. L'Italia, invece, farà una manovra da 23 miliardi (ha confidato il premier ai sindacati) per onorare il 3%. Valore che, prima di arrivare a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio aveva definito «anacronistico». Con il rischio che questo rispetto formale del 3% non sia sufficiente ad evitare una procedura d'infrazione, anche se la Commissione Barroso è orientata a respingere la legge di Stabilità italiana e lasciare che se ne occupi quella di Juncker.

Non è finita. Di solito, documenti come la Nota di aggiornamento ripetono un cliché collaudato negli anni. Nell'ultimo presentato dal governo, però, ci sono tre pagine dedicate ad un indicatore pressoché sconosciuto al grande pubblico: il Pil potenziale.

E non è un caso. È questo indicatore che contribuisce alla misurazione della flessibilità di bilancio. Viene codificata attraverso un complicato meccanismo che prende spunto proprio dal Pil potenziale. Che indica le potenzialità (appunto) della crescita economica. E se queste potenzialità sfiorano il dato del Pil reale, la Commissione europea non può concedere margini di flessibilità di bilancio.

Per elaborare il Pil potenziale esistono vari sistemi di calcolo. Manco a dirlo, dal governo Monti in avanti nessuno si è mai posto il problema di negoziare un sistema di calcolo a noi favorevole. Al contrario, il governo italiano ha sempre accettato il meccanismo proposto da Bruxelles/Berlino.

Piccolo particolare. Se fosse stato negoziato un altro sistema di calcolo sarebbe stato possibile attenuare la manovra fiscale di Monti. Quando Padoan lo ha scoperto quasi non ci voleva credere. Per queste ragioni, il ministro ha voluto far inserire nella Nota di aggiornamento tre pagine di spiegazioni sul Pil potenziale. Pagine che anticipano l'intenzione del governo di rivedere il sistema di calcolo.

Anche perché la recente rivalutazione voluta dall'Eurostat del Pil grazie al contributo dei proventi della malavita (prostituzione e droga) ha ridotto

i margini d'azione del governo per invocare la flessibilità. Alzando il dato della crescita degli anni passati, è stata ritoccata verso l'alto anche la «potenzialità» sommersa del Pil; avvicinandola così al dato nominale.

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