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Il governo s'incarta sul Mes: scatta l'allarme casse vuote

Se il Recovery Fund slitta, conti italiani ad alto rischio. Ministri e governatori Pd pressano Conte: "Deciditi"

Il governo s'incarta sul Mes: scatta l'allarme casse vuote

Mes, Mes, Mes: ormai il bombardamento su Giuseppe Conte è quotidiano.

Il leader del Pd Nicola Zingaretti ha precettato tutti, a cominciare dai ministri e dai presidenti di Regione. E ogni giorno arriva una raffica di messaggi pressanti, per non dire ultimatum, diretti al Sor Tentenna di Palazzo Chigi. Solo ieri, per dire, si sono fatti sentire i ministri Provenzano e Boccia (considerati, soprattutto il secondo, assai filo-grillini) e anche il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «Ma come si fa a rinunciare a 36 miliardi aggiuntivi per ricostruire la sanità?», si chiede quest'ultimo. Boccia invita i Cinque Stelle a «mettere da parte le ideologie» e incalza: «Il Mes va richiesto entro la fine dell'anno». E Provenzano, ministro del Mezzogiorno, insiste: «Deve prevalere il buon senso: gli investimenti in ambito sanitario sono indifferibili, ne abbiamo assoluto bisogno».

La pressione si è fatta ancora più urgente da quando ha iniziato ad essere chiaro che l'arrivo dei fondi europei previsti dal Recovery plan rischia di slittare pericolosamente, grazie agli ostacoli posti dai paesi «sovranisti», a cominciare dall'Ungheria. Si calcola addirittura che il varo del programma potrebbe non essere sbloccato fino all'autunno del 2021. L'alibi dietro cui si è coperto finora il presidente del Consiglio, insomma («Con tutti i soldi che ci arriveranno dal Recovery Fund il Mes non ci serve») si sta dileguando come neve al sole: i soldi del prestito sanitario servono, e in fretta. Anche perché - come fa notare ad ogni occasione il ministro dell'Economia Gualtieri a Conte - il costo di quel debito è assai inferiore a quello del debito ordinario, e comporterebbe un risparmio di diverse centinaia di milioni di euro all'anno. E per un paese ormai oberato da un debito schiacciante (arrivato al 160%) e reso sostenibile solo dai continui acquisti della Bce, e con le casse pericolosamente vuote, l'accesso a una linea di credito così conveniente è irrinunciabile. Lo stesso messaggio è arrivato ieri anche dal governatore della Banca d'Italia Visco, con soddisfazione del Nazareno. Peraltro, fanno notare in casa Dem, il no pentastellato al Mes non ha alcun fondamento: le «condizionalità» agitate come spettro non esistono, mentre esistono e assai pesanti per il Recovery Fund. Non a caso Conte, per venire incontro alle richieste della Ue, ha dovuto annunciare (senza un fiato da parte dei grillini) l'azzeramento di Quota 100, devastante per i conti previdenziali e anche la revisione del fallimentare Reddito di cittadinanza: le uniche due «riforme» del suo primo governo, entrambe bocciate in sede europea.

Il premier non lo ignora, sa che come dicono gli anglosassoni «beggars can't be choosers» (i pezzenti non possono fare gli schizzinosi) e fosse per lui avrebbe già chiesto l'accesso al Mes. Ma per tenere buoni i suoi sponsor grillini, non ancora fiaccati dall'estinzione elettorale, si è ficcato da solo in trappola annunciando che qualsiasi scelta sul Mes sarebbe passata per il Parlamento. E ora teme che in un eventuale voto parlamentare saltino per aria i numeri e gli equilibri della maggioranza. In casa dem sono scettici: «Ovviamente qualche voto di bandiera contro una risoluzione pro-Mes ci sarà - spiega chi al Senato ha fatto i conti - ma state certi: nessuno in casa M5s si sognerebbe di correre il rischio di far saltare il governo e mettere a rischio la legislatura, e soprattutto il proprio stipendio. E con i voti in arrivo dal centrodestra le defezioni grilline sarebbero ampiamente coperte.

Ma Conte teme anche la propria ombra».

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