Il governo usa il caso Consob per nascondere il crac Etruria

Alfano difende Vegas e l'autorità dopo gli attacchi Pd

Il governo usa il caso Consob per nascondere il crac Etruria

Roma - Langue l'inchiesta su Banca Etruria, ma (ormai) non è questa neppure una notizia. La notizia è che forse il governo ha trovato il «capro espiatorio» in grado di liberare Boschi e tutti i filistei di Banca Etruria, un caso destinato a diventare tra i più misteriosi della storia repubblicana.

Si chiama Giuseppe Vegas, è presidente dell'Autorità (indipendente?) Consob, che vigila sulle Società e sulla Borsa, ultimo a resistere tra i commis di Stato nominati dal governo Berlusconi. Da qualche settimana è proprio su Vegas che il governo gioca le sue armi di «distrazione di massa», arrivate nelle ultime ore a dare persino una scossa tellurica alle fondamenta dell'esecutivo. Proprio quella che deve aver fatto cadere dal pero Graziano Delrio, un tempo longa manus del premier Renzi, ieri stralunato ministro delle Infrastrutture: «Non so di nessuna polemica». Ma intanto erano stati un paio di suoi colleghi a rompere l'invisibile barriera che preserva i rapporti tra Authority e governo, con plateale invasione di campo. Anzitutto il rompi-ghiaccio assunto da Renzi nella compagine, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il primo a indicare apertamente in Vegas il responsabile di «gravi errori». Ma anche il vice dell'Economia, Enrico Zanetti, aveva attaccato il numero uno di Consob per le sue «goffe autoassoluzioni». Così ieri Angelino Alfano, comunque alla ricerca di ruoli e consolidamenti nella compagine, ha deciso che la misura era colma. «Il governo non deve e non può attaccare le Autorità di garanzia. In ballo non c'è la persona del presidente Vegas, peraltro stimato per la sua serietà e competenza, ma una corretta relazione tra le istituzioni...».

Il riferimento di Alfano non è stato affatto peregrino, né casuale. Il ministro dell'Interno ha alluso apertamente al sistema delle garanzie e degli equilibri tra gli organi di bilanciamento, «la cui assenza o debolezza è rilevata dagli osservatori tecnici e politici della riforma costituzionale», così che si dovrebbe imporre un riequilibrio «rispetto al rafforzato ruolo dell'esecutivo e del partito vincitore che riceverà un premio dalla legge elettorale». Un intervento che punge Renzi proprio nel suo punto debole, la battaglia campale di ottobre sulle riforme. Ecco perciò la repentina marcia indietro di Calenda, con tanto di scuse: «Ho solo dato un giudizio, normalmente evito di provocare polemiche, mi spiace non volevo», mentre il responsabile economico del Pd, Taddei, provava a ridimensionare il tiro su Vegas. Nel mentre, però, qualche avamposto di aspiranti renziani (gli ex grillini di Alternativa libera) depositava una proposta di legge per l'immediata decadenza del vertice Consob. Il capogruppo azzurro Brunetta, invece, deplorando l'«indecente attacco a Vegas», chiedeva una commissione d'inchiesta sull'operato delle autorità, Banca d'Italia e Consob, tesi condivisa anche da Maurizio Gasparri.

Così da chiarire, una volta per tutte, cos'è accaduto nel caso Etruria e perché Renzi, dopo un semestre di calma apparente, «sia tornato all'attacco sul tema banche: che qualcosa stia bollendo in pentola o prendersela con Vegas è il maldestro tentativo di sistemare le cose?».

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