Il gelato al cioccolato, dolce e un po' salato, non lo puoi più leccare comodamente assiso sugli scalini di Trinità dei Monti. Accade a Roma, tragicomicamente alle prese con pseudo-provvedimenti come quest'ultimo divieto di «sedersi e consumare cibo» lungo i gradini realizzati tra il 1723 e il 1726 su progetto dell'architetto capitolino Francesco De Sanctis (1693-1740): il quale - pare - (ma la notizia non trova conferma) si stia «spaccando dalle risate», considerato che lui, quel «raccordo scenografico tra le pendici del Pincio dominate dalla chiesa della SS. Trinità e la sottostante piazza di Spagna», lo aveva realizzato senza immaginare minimamente che, circa tre secoli dopo, un sindaco di nome Virginia Raggi l'avrebbe «proibito» a tutti gli individui stanchi e/o affamati. Le farsesche sanzioni anti-bivacco variano dai 160 ai 400 euro. «Psudo-provvedimenti» e «farsesche sanzioni», si diceva; tra qualche giorno, infatti, ogni cosa tornerà come prima: con la gente «libera» di (ri)accovacciarsi e (ri)mangiare godendosi l'eccezionale panorama. Com'è giusto che sia. Anche se sarebbe più «giusto» se non ci fossero zozzoni che, dopo essersi strafogati, lasciassero la scalinata linda o, quantomeno, in condizioni decorose. Il primo che si azzarda a «dimenticare» cartoni unti, barattoli o bottiglie dovrebbe - questo sì - essere stangato con una bella multa «reale». A differenza delle ipotetiche e - appunto - farsesche sanzioni previste dalla sindachessa grillina, la quale dovrebbe sapere come sia irrealistico pensare di avere dei vigili che, h.24, stiano lì a perder tempo facendo alzare chi commette l'«infrazione» di sedersi e ingozzarsi.
Vittorio Sgarbi - che pure di «infrazioni» s'intende - assume una posizione mediana: «Va bene la tutela del monumento, ovviamente il fatto che non si possa mangiare sui marmi, ma il divieto di sedersi è davvero eccessivo. Mi sembra un provvedimento di stampo fascista che il Comune sarà costretto a rivedere. Perché, da che mondo è mondo, il viaggiatore di passaggio si siede sui gradini e si ferma ad ammirare il paesaggio». Ma poi, codice alla mano, che «reato» è poggiare le terga su un gradino per poter addentare un panino? Tantissime le città (clamorosi i casi di Venezia, Firenze e Milano) che hanno dovuto «rimangiarsi» ordinanze analoghe per l'impossibilità oggettiva di farle rispettare. Se non per il brevissimo e demagogico lasso di tempo utile solo ad ottenere qualche titolo sui giornali: una magra consolazione pubblicitaria che, alla lunga, si rivela un boomerang d'immagine. Fino a ieri otto vigili avevano l'ingrato, e un po' umiliante, compito di impedire a chiunque di sedersi lungo 135 gradini, che saranno pure «patrimonio dell'Unesco», ma che sempre dei semplici gradini restano. Fino a quando i poliziotti municipali si presteranno a questa manfrina? Scommettiamo che prima di quanto si possa credere tutto finirò a tarallucci e vino? Confermando così che non c'è ordinanza più stupida e controproducente di quella che, dopo una settimana, è già carta straccia. Ed è esattamente ciò che accadrà - magari in questo momento sta già accadendo - sui gradini di Trinità dei Monti. Dove una sindachessa con nella testa cinque stelle (ma neppure un'idea) si illude di imporre, per legge, la buona educazione. E la pulizia.
In una Città Eterna, eternamente sommersa dalla monnezza.PS Da ieri a Roma vige anche il divieto di stendere i panni alla finestra. Si sapeva che i panni sporchi si lavano in casa. Doverli asciugare in salotto è invece una novità.
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