Il grande freddo tra Renzi e la Boschi

Pesano le scorie del ko al referendum e la gelosia di Maria Elena per Lotti

Il grande freddo tra Renzi e la Boschi

Roma - Non è clemente, lo schermo televisivo, con Maria Etruria Boschi. Ce la restituisce nei tg talora festante, in queste settimane. Però si tratta di meste immagini di repertorio. Oppure, nella versione fotostatica, quale ombra dell'omino con occhiali anni Settanta e ciuffo cotonato che le siede accanto. Il compitino, Mariaele, pure stavolta lo svolge con dovizia e zelo: riferire, via sms, a chi di dovere. Tenere gli occhi aperti. Ma qualcosa è cambiato, qualcos'altro sta cambiando senza che le lunghe ciglia manifestino un battito.

L'ondata di gelo 2017 pare non abbia risparmiato neppure il tratto collinare che separa Pontassieve e Laterina. I collegamenti tra la Boschi e il «suo» Matteo ora scivolano su ghiaccio stratificato. Non è bastato sciacquare panni in Valdarno, dopo la scoppola incassata dai due. Scorie dell'inattesa sconfitta mai più rimosse; cenere sotto il tappeto di un rapporto che fatica a ritrovare momenti belli, e che l'irruenza di Maria Etruria rende spesso impossibile da gestire per Renzi. Specie quando di mezzo c'è la gelosia (ricambiata) per il ruolo e la figura di Luca Lotti, che pure ha dovuto cedere cadrega all'irruenta signora. E se l'orizzonte elettorale si fa via via più impalpabile, se il Quirinale sostiene e rafforza il governo Gentiloni, l'ambizione della Boschi rischia di affievolirsi come pupazzetta al sole.

C'è di peggio, alla luce del fortino che il premier sta costruendo giorno dopo giorno, con la pazienza di un politico dc «alla Rumor», mite e tenace, prudente e felpato. Gentiloni ha costituito uno staff parallelo, che fa capo ad Antonio Funiciello, già suo portavoce quando si presentò alle primarie per il Campidoglio nel 2013 (poi collaboratore di Lotti per l'Editoria). Nel frattempo, in un'avveduta opera di prevenzione anti-boschiana, il premier ha riconfermato due vicesegretari generali di Palazzo Chigi, Luigi Fiorentino e Salvo Nastasi, e si appresta a nominarsene uno di propria fiducia al posto del ciellino Raffaele Tiscar, renziano della prim'ora. In quota Giglio magico c'è già il segretario generale, Paolo Aquilanti, mentre Gentiloni ha bloccato due nomine che stavano a cuore alla sottosegretaria: quella di Roberto Cerreto, appunto alla casella lasciata vacante da Tiscar, e quella di Cristiano Ceresani a capo del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl), dove resiste Antonella Manzione. Il vento sta dunque cambiando più in fretta di quanto il naso della Boschi riesca a fiutare. I pilastri sui quali poggiava - fresca immagine personale, Napolitano e Renzi - crollano uno dopo l'altro (il primo ferito a morte non solo dal referendum, ma dalla figuraccia «post»).

Di questo passo, l'aggressivo tacco 12 che l'ha indotta a non astenersi persino da alcune uscite sui provvedimenti salva-banche (quoque tu), rischia di scavare, anzi approfondire, solchi d'antipatia. Mariaele si sta trasmutando in «rappresentante di se stessa». Da fiore all'occhiello a fiore solitario: «Appari fragile tra le vie... Un solo sboccio, avida di sole... e c'è silenzio intorno», scrisse una poetessa.

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