Tutte le città sono fatte di edifici e strade, piazze e tunnel, mura e parchi, ma soltanto New York è fatta di tessuto connettivo vivo e cicatrizzante, una città che medica all'istante le ferite riparando lo shock come si può riparare un piccolo guasto. La festa di Halloween e degli allegri scheletri si è fatta e anche con grande parata. I newyorchesi che rimasero paralizzati dall'attacco alle Twin Towers dell'undici settembre del 2001 non sono più disposti a morire nell'anima. Onorano i loro caduti, ma ripuliscono le strade dal sangue e dai fiori.
La risposta degli abitanti di quest'organismo umano unico nel mondo e nella storia del mondo è stata quella di negare al nemico la soddisfazione di vedere la ferita. Biciclette accartocciate e indumenti insanguinati nella forma dei corpi, tutto lavato via nel giro di poche ore: poi, il provocatorio inno alla gioia nel disprezzo per gli assassini.
Questo è il luogo in cui l'umanità ha concentrato la ricerca della felicità possibile e l'industriosità dell'homo faber, la città che non dorme mai e che non ti stanchi di esplorare con vagabond shoes, scarpe vagabonde, come dice la canzone cantata da Liza Minnelli e Frank Sinatra.
Parigi restò paralizzata dopo il Bataclan. In ginocchio. Inconsolabile. Composta e perfetta nella sua dignità, ma pugnalata al cuore. Bruxelles, Nizza e tutti i luoghi in cui si è esercitata la macelleria dell'Isis hanno pianto a lungo. Anche New York dopo l'Undici Settembre restò piagata, con migliaia di foto appese dei bambini che cercavano i genitori e dei genitori che cercavano i figli. Tuttavia imparò a medicarsi e a disprezzare i torturatori non sacrificando la normalità quotidiana dei piccoli gesti e delle abitudini.
Le scuole non hanno chiuso se non per le poche ore della festa delle zucche e dei teschi e i giovani non hanno smesso di marciare, pedalare in bicicletta, baciarsi a Washington Square fra i giocatori di scacchi, non come se nulla fosse successo ma come se quel che è successo meritasse una risposta da far tremare i terroristi, smascherati nella loro viltà.
L'aggettivo di moda è resiliente, che vuol dire resistente in modo duttile e infrangibile. Si oppone resistenza senza blindarsi, senza nascondersi in cantina: questo è ciò che The City mostra in queste ore, da Tribeca dove è avvenuto il massacro al Village, dalla Soho di ghisa fusa e annerita a Wall Street, da Harlem all'aristocratico East Side al disordine del West Side, fino a Brooklyn. È lì che la dignità dell'Occidente cristiano ebraico laico e di ogni religione, islam compreso (sono almeno cento le moschee che si incontrano fra Manhattan e l'aeroporto Jfk) dimostra non si farà intimidire.
In questo momento, mai come in questo momento New York la mutante, la pallida e tenebrosa città delle vertigini e dei bassifondi, appare con i suoi edifici che impallidiscono all'alba, come la capitale della vittoria contro i mostri, uomini senza speranze e senza sogni.
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