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Il grande ritorno dell'"highlander" Bossi. Dopo un anno di nuovo in Aula per votare

Il Senatur è grande elettore ed ha assicurato a Salvini che non mancherà

Il grande ritorno dell'"highlander" Bossi. Dopo un anno di nuovo in Aula per votare

Neanche gli acciacchi lo fermano. Il Leone torna in campo e lo fa nonostante i problemi di salute. Umberto Bossi non rinuncia a dare il suo voto per l'elezione del Presidente della Repubblica. Ottanta anni compiuti lo scorso settembre, il Senatur, leader e fondatore della Lega, sarà a Roma oggi dopo quasi un anno. L'ultima trasferta risale all'aprile del 2021.

Per lui, che rientra tra i grandi elettori, è fondamentale dare il suo contributo. Lo ha detto anche al leader del partito del Carroccio, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi è andato a fargli visita nella sua residenza di Gemonio, in provincia di Varese, dove i due si sono confrontati proprio sui temi legati al nome del nuovo Capo dello Stato. I vertici del partito lo hanno definito un incontro «affettuoso e utile anche per un confronto su Quirinale e governo».

Da quanto si apprende, l'ex ministro dell'Interno gli ha chiesto consigli alla vigilia del vertice di Roma degli scorsi giorni.

Come si ricorderà, due anni fa Umberto Bossi era finito in coma dopo essere caduto e aver sbattuto la testa. Soccorso dal 118, fu intubato all'ospedale Circolo di Varese e rimase incosciente fino alla ripresa. Il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, all'epoca dichiarò: «Bossi è una persona leale, gli voglio bene, è un amico, gli faccio i più affettuosi auguri di pronta guarigione e ristabilimento». Una lealtà, la sua, dimostrata anche in quest'occasione. Il Senatur non si è mai sottratto ai suoi impegni politici, neanche nei momenti di maggiore difficoltà, tanto che lo scorso aprile, nonostante fosse costretto in sedia a rotelle, era sceso a Roma per dare il suo sostegno al governo Draghi. Il giorno del suo compleanno, lo scorso 19 settembre, l'ex presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, aveva ben descritto Bossi, definendolo «highlander». E aveva ricordato di averlo visto «impegnato in tante sfide politiche vinte e giudicate in partenza impossibili; colpito da attacchi feroci e ingiusti; condizionato da una malattia che lo accompagna da quasi venti anni». Per poi aggiungere: «Da un punto di vista politico, hai costruito un pezzo importante della storia del XX secolo. Ha fatto emergere la questione settentrionale e grazie alla spinta federalista è cambiato il modo di ragionare delle istituzioni. La sua azione ha consentito la costruzione di modelli di governo che hanno modernizzato pezzi importanti della pubblica amministrazione. Ha interpretato - aveva aggiunto - una leadership molto carismatica: elaborava una linea, la spiegava e chiedeva i voti. Non modificava opinione e posizione a seconda della convenienza del momento». Raro vedere un politico così agguerrito e ligio al dovere, che seppur piegato dalla malattia, sente ancora forte quel senso di responsabilità che tutti dovrebbero avere. Un uomo che ha dimostrato di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà che la vita gli ha messo davanti.

Un vero Leone, pronto a fare la sua parte in un momento così importante della storia della Repubblica italiana.

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