È ferma di fronte al porto di Catania, in attesa che la situazione possa sbloccarsi: la nave Gregoretti della Guardia costiera italiana, con a bordo 135 migranti, non è ancora autorizzata all'approdo. In serata è stata fatta scendere una donna incinta all'ottavo mese, il marito e i figli. Per gli altri il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è stato categorico: «Non si scende». Non, almeno, finché non ci sarà la disponibilità da parte dell'Europa ad accoglierli. La Commissione europea, dopo la richiesta del vicepremier italiano, ha fatto sapere di aver contattato gli altri Stati, ma al momento nessuna pare aver risposto. Gli uomini delle Capitanerie stanno dando l'assistenza necessaria ai 50 migranti recuperati il 25 luglio dal peschereccio «Accursio Giarratano» e agli altri (in tutto erano 91) presi da una motovedetta della Guardia di Finanza in acque Sar maltesi. Dopo aver fatto scendere alcuni immigrati bisognosi di necessità, La Valletta ha detto che non li avrebbe presi, allora sono stati portati verso l'Italia. Punto fermo sta in quel «porti chiusi» su cui il Viminale non intende cedere di un millimetro. A quanto pare si avrebbe notizia del fatto che dalla Sicilia alcune imbarcazioni di pescatori prenderebbero il largo proprio per recuperare immigrati e portarli sulle coste italiane. La Guardia costiera, che tra i compiti ha anche quello di un eventuale recupero di naufraghi, ha fatto il suo dovere, ma all'interno del governo pare ci siano attriti sempre più forti proprio su questo punto. Peraltro, alcuni temono che si possa creare un nuovo «caso Diciotti», visto che in questo caso, trattandosi di una nave della Guardia costiera italiana e non di una Ong, eventuali misure previste dal Decreto sicurezza bis, quale l'arresto del comandante, non possono essere applicate. Una questione di difficile risoluzione, insomma, mentre i buonisti di tutta Europa gridano a un nuovo scandalo e già si schierano per chiedere che i «poveri migranti» possano sbarcare. Salvini, dalla sua, continua a far presente che i porti restano chiusi, mentre la sinistra se la prende ancora con il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, accusato di non sapere «contrastare Salvini».
Come Nicola Fratoianni, che giusto ieri puntava il dito: «C'è qualcuno in questo governo che ha la dignità e la forza per dare uno stop alle sceneggiate dell'attuale ministro dell'Interno? Non si è mai visto in nessun Paese al mondo, che ad una nave delle proprie forze armate venga impedito l'attracco in un porto della propria Nazione». Un bel grattacapo, insomma, che probabilmente non si risolverà neanche nelle prossime ore.
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