"Grillini più dilaniati di noi e Di Maio guarda a Salvini" Il caso Gentiloni scuote il Pd

Audio di Renzi accusa l'ex premier: «Voleva far saltare l'intesa coi 5s. Se c'è la rottura il partito rischia il caos»

"Grillini più dilaniati di noi e Di Maio guarda a Salvini" Il caso Gentiloni scuote il Pd

L a trattativa con i 5 Stelle, vista dal Nazareno, è una specie di labirinto di Escher: «In confronto a loro, noi siamo un partito unito, armonioso e compatto. Lì c'è la giungla, e non si sa con chi parlare».

Chi nel Pd ha seguito da vicino gli incontri e gli scambi di questi giorni, ieri sera non sapeva fare previsioni. L'incontro con i capigruppo era andato «benissimo», con gli esponenti grillini presenti disponibilissimi e collaborativi. Persino l'ostacolo del taglio dei parlamentari era stato agilmente rinviato ad un accordo «complessivo» su regolamenti parlamentari, leggi elettorali e quant'altro. Ma il partito della Casaleggio è diviso in altre decine di segmenti, ognuno con i suoi interessi divergenti: Di Maio, da quando Salvini gli ha fatto annusare la premiership, non capisce più nulla: «Di certo non ha fissato ancora l' incontro con Zingaretti: magari si tiene libero il weekend per correre da Salvini», ironizzano i dem. Di Battista ha l'urgenza di farsi rieleggere e quindi vuole elezioni. Buffagni vuole fare il ministro con la Lega. Fico vuole il Pd. Grillo non sa cosa vuole. Casaleggio jr non sa cosa gli convenga di più. Il grosso dei parlamentari che vuole solo mantenere il proprio stipendio. «È un delirio, manca un interlocutore rappresentativo, e manca la politica : lì dentro prevalgono solo gli interessi dei singoli», lamentano nel Pd. Così Zingaretti, che già fa una fatica immane a digerire la necessità di accordarsi con «quelli», si trova davanti un percorso ancor più tortuoso e difficile di quel che aveva immaginato.

Con un «omologo», Di Maio, che continua a tenere aperto il forno salviniano, nel quale si ritufferebbe con voluttà. «Dovete chiuderlo ufficialmente, altrimenti non si va avanti», è il messaggio del Nazareno. Condiviso anche da Matteo Renzi, con cui Zingaretti giovedì ha parlato della trattativa, trovandolo d'accordo: «Non si devono permettere di giocare su due tavoli».

Di qui a mercoledì qualunque cosa può succedere. Intanto sul Pd si fa sentire il pressing di tutti quei mondi che vogliono scongiurare la deriva salvinista: dal Vaticano alle banche, dalla Ue a Bankitalia fino alle Forze armate. Mondi che si fanno sentire anche al Quirinale, dove si fa pendere la minaccia di scioglimento delle Camere già mercoledì forse anche per spingere a chiudere l'intesa.

Intanto, le divisioni del Pd offrono ai grillini il pretesto per lasciare ai dem il cerino. Così sia Di Battista che Di Maio hanno colto al volo l'occasione della clip «galeotta» in cui Renzi accusa Paolo Gentiloni di aver «tentato di far saltare tutto» facendo filtrare la richiesta ai grillini di «una triplice abiura» con i famosi «tre paletti inaggirabili». L'audio renziano, registrato giovedì durante una «lezione» a porte chiuse dell'ex premier ai ragazzi della sua Scuola di politica, e fuoriuscito per vie misteriose, conteneva anche un pesante avvertimento al Nazareno: «Nel Pd, ove vi fosse la rottura, sarà un caos. Se uno, contravvenendo alle regole interne, con uno spin fa saltare tutto non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni». Insomma, se Gentiloni (e Zingaretti) fanno saltare le chance di un governo che allontani le elezioni, il Pd si spaccherà prima del voto.

Zingaretti stigmatizza con una dichiarazione assai dura le accuse «ridicole e offensive» rivolte a Gentiloni, e richiama il suo stesso partito alla «responsabilità»: «Siamo nel pieno di consultazioni delicatissime, bisogna fermare questo continuo proliferare di comunicati, battute, interviste che, questi sì, mettono tutto a rischio e logorano la nostra credibilità». Al Nazareno sospirano: «I Cinque Stelle hanno Dibba, noi abbiamo questi...».

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