«Guadagna più di me» Le liste fanno scattare le invidie tra colleghi

Tensione nei corridoi di viale Mazzini. Nel mirino gli esterni

Roma È palpabile la tensione dentro le mura di viale Mazzini per l'imminente pubblicazione della mappa dei super-stipendiati Rai. Le indiscrezioni del sito Dagospia sulle retribuzioni di manager e giornalisti stanno già provocando più di un travaso di bile e da parte dei dipendenti c'è la curiosità di visionare l'intera lista di coloro che sforano la soglia dei 200mila euro annui. Nel mirino delle invidie ci sono soprattutto gli esterni di ultima generazione, quelli della nutrita infornata voluta da Antonio Campo Dall'Orto. C'è chi fa notare come di direttori delle tre testate Rai guadagnino cifre diverse - 320mila euro il direttore del Tg1, Mario Orfeo, 280mila quelli del Tg2, Marcello Masi, e del Tg3, Bianca Berlinguer. C'è chi si avvelena per il contratto da consulente esterno da 230mila euro di Francesco Merlo, assegnato nonostante le proteste del cda per il fatto che l'editorialista di Repubblica sia pensionato. Chi si scaglia contro la decisione di assumere - in carico a Rai News con contratto da caporedattore - Gianluca Semprini da SkyTg24 con chiamata diretta.

I più arrabbiati sono i redattori ordinari, ben lontani da quelle soglie dorate. In Rai però circa la metà dei quasi 1.600 giornalisti guadagna oltre 100mila euro e pertanto mediamente non si naviga nell'indigenza. In molti lanciano interrogativi sui criteri scelti.

Perché far partire la trasparenza sopra i 200mila euro e non andare oltre le disposizioni di legge? Perché non rendere note anche spese di rappresentanza, trasferte, ricevute e documentare così nel dettaglio l'utilizzo del denaro pubblico? E ancora: ha un senso parlare di mercato quando gli incarichi sono così numerosi, stratificati nel tempo attraverso le diverse stagioni politiche, e così tanti dirigenti strapagati sono senza incarico, in pratica retribuiti per fare nulla o quasi? Se questi sono gli umori nella fascia più bassa delle retribuzioni, i percettori di alti redditi, invece, o si appellano alla privacy tradita oppure si chiedono perché gli stessi criteri di trasparenza non vengano applicati ad altre aziende simili. «La trasparenza dovrebbe valere per tutti» sostiene un dirigente Rai. «Perché i nostri stipendi devono essere resi noti e quelli di Finmeccanica no?».

FdF

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