La Guidi scarica il compagno Gemelli tra lacrime e accuse: «Mi stai usando»

Roberto Scafuri Roma E poi ecco il lato «umano» dell'inchiesta, troppo umano. Quella valanga che all'improvviso piomba sulla ministra Federica Guidi, ma qui è il caso di chiamarla soltanto «Fede», che all'inizio pare non capire appieno il coinvolgimento del «fidanzato», cade dal pero come si dice. E difende l'ignobile noncuranza dei sentimenti di chi finge persino di non sapere. «Ah, era fidanzata? Mai saputo», aveva liquidato con un'alzata di spalle la furba collega Maria Elena. Invece a «Fede» stava crollando il mondo addosso. Con l'ansia di sapere che in tanti avrebbero saputo, di finire spiattellata in corpo 8 sui giornali. I pianti - quante lagrime versate - di dominio pubblico. «Mi stai utilizzando...», le parole strozzate di un amore (forse) unilaterale arrivato al capolinea, sfibrato sotto il peso del potere, dei soldi, degli affari, di una diseguaglianza che è «a senso unico» non perché lei, la ministra, è figlia del patròn di Ducati Energia, mentre lui, il Gianluca Gemelli, uno che vive un po' (un po' troppo) arrampicandosi, di palo in frasca. No, non solo per questo. Piuttosto per le mentalità «aliene» che i due dimostrano proprio nelle telefonate (tante) intercettate. Lei che si preoccupa persino per i suoi conti sbilenchi: «Come mai con la cassa sei sempre messo così tirato, non ti pagano i clienti? Come mai, perché tu non dovresti... non hai acquisti di materiali... non hai niente». E lui, il Gemelli, che in più di un'intercettazione sembra compiacersi per come riesce a far pendere dalle sue labbra la donna «potente», per come riesce a «dominarla» psicologicamente. Le sue risposte sono farfugliate e confuse, specie a proposito di dati certi, dei conti, come tipicamente accade per certi bellimbusti della commedia all'italiana, imbroglioncelli ed eterni peterpan. «No... ma con la cassa sono tirato, uno perché sono arrivato spompo, mi segui?». E ancora: «...no, no, no... sì, ma... ma cioè io c'ho, cose che a poco a poco mi sto pagando, rateizzazioni, cose, eccetera, i mutui che mi assorbono un bordello, perché... cioè i mutui mi ass... io sono al costo con i mutui, infatti nei bilanci io sono in utile, mi segui?». Da ieri «Fede», tornata Federica, ha smesso di seguirlo, di torturarsi, di perderci in lagrime e dignità. Ha scaricato quello che solo pochi giorni fa difendeva come «mio marito». Tramite fonte indiretta, che ha parlato con l'agenzia Ansa, ha fatto sapere che con il «padre di suo figlio» non ha mai convissuto. Da tempo si vedono ogni 7/15 giorni, dice. Con Giancarlo, soprattutto, «non ha interessi comuni, non ha conti cointestati, ha sempre provveduto lei e la sua famiglia alle necessità del figlio». Federica ha cominciato a reagire, sta ricostruendo l'agenda degli incontri e la memoria dei colloqui. Sta rimettendo assieme un puzzle.

Non è soltanto strategia per gli interrogatori con i pm di domani. Più come il ridestarsi da un incubo, come in certi film. Ecco chi era la persona con cui ho convissuto, un «perfetto sconosciuto». Il padre di mio figlio.

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