"Ha abbandonato": la scissione ai tempi di Whatsapp

Messaggi d'addio nella chat dem. Gruppo renziano al Senato con l'aiuto del Psi. Riemerge la Boschi

"Ha abbandonato": la scissione ai tempi di Whatsapp

Le vie del Palazzo sono infinite (e che si tratti di una «operazione di palazzo» lo ha ammesso lo stesso Matteo Renzi), e così ieri è nato anche al Senato il gruppo parlamentare di Italia Viva, alias la scissione renziana del Pd.

L'escamotage per aggirare il regolamento, che vieta la costituzione di gruppi di sigle che non abbiano partecipato alle elezioni, lo fornisce il fantomatico Psi di Riccardo Nencini, entrato nel gruppo con il suo simbolo: i senatori per ora sono quindici. I deputati, che ieri hanno costituito gruppo anche loro, sono 25. L'assetto è ancora da definire, Renzi annuncia che Teresa Bellanova e Ettore Rosato assumeranno la «guida provvisoria» della formazione, e che il criterio «femminista» della parità di genere sarà sempre applicato. Così si parla insistentemente di Maria Elena Boschi (o Luigi Marattin) capogruppo alla Camera, e Davide Faraone (o Laura Garavini) al Senato.

Di certo, la Boschi nel nuovo partito potrà tornare alla ribalta: non a caso sarà madrina, in quel di Ferrara, del primo evento pubblico di Italia Viva, lunedì prossimo. Il suo ruolo, dietro le quinte della scissione, è stato centrale. È stata tra i primi ad annunciare l'addio ai colleghi sulla chat interna dei deputati dem, con un messaggio scovato dal Sole 24 ore: «È arrivato il momento di salutarci», ha esordito su whatsapp, aggiungendo: «Ho avuto modo di parlare con molti di voi, spiegando i motivi della nostra scelta». «Altro che parlare e spiegare - racconta irritato qualche parlamentare renziano che ha preferito non uscire dal Pd - Ci inseguiva e ci inchiodava negli angoli della Camera per convincerci a seguirla».

Uno dopo l'altro, deputati e senatori che hanno seguito Renzi si sono cancellati dalle chat del Pd, lasciandosi dietro l'epitaffio: «Ha abbandonato». Molti hanno lasciato un messaggio di saluto: «È una scelta lacerante per me, perché il Pd è stato la mia prima casa», scrive commossa Maria Chiara Gadda. «Sono certa che sapremo ancora trovare spazi di dialogo e impegno comune». Massimo Ungaro, esordiente eletto all'estero, fa un lungo elenco di colleghi che ringrazia «per l'attenzione, l'aiuto e la fiducia»: dal capogruppo Delrio (che sulla chat è rimasto gelidamente silenzioso davanti agli accorati addii) a Fiano, da Ceccanti a Lia Quartapelle a Fassino: «Ho imparato molto da tutti voi. Trasloco in un'altra stanza, ma sotto un tetto comune». A dirsi «commosso» è Vito De Filippo: «Ho conosciuto e collaborato con persone straordinarie! Non sono parole da rituale dell'addio o lacrime di una nuova stazione della nostra vita... Colleghe e colleghi eccellenti che faranno parte della mia modesta storia personale. Ci vederemo ogni giorno e spero che continueremo comunque a collaborare». E ancora Mauro Del Barba: «Ringrazio tutti per questi mesi difficili, in bilico tra lo stordimento per la botta presa e la reazione responsabile agli eventi preoccupanti dentro e fuori di qui». Al Senato messaggi assai più asciutti, saluti di circostanza e poche reazioni.

Tranne la ex ministra Valeria Fedelli, che ha postato sulla chat interna del gruppo di Palazzo Madama le interviste al capogruppo Andrea Marcucci e al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, renziani che definiscono «errore» la scissione, con un commento eloquente: «Bravi». Per il resto, silenzio.

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