Qualche giorno fa, parlando con i suoi, Giuseppe Conte non ha nascosto il proprio fastidio nei confronti di Roberto Speranza. "Non era necessario né utile né fattibile". A urtarlo tanto erano state le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Salute che, a Che tempo che fa, aveva ipotizzato di avvalersi delle "segnalazioni" dei vicini di casa per stanare chi, andando contro le disposizioni del governo, avrebbe organizzato cene con più di sei persone. "Più allunghiamo i tempi della discussione - aveva lamentato - più si rischia di complicare le scelte...". Un film già visto durante la "fase 1". Strafalcioni, fughe in avanti e dietrofront, scivoloni e gaffe a cui è d'obbligo mettere una pezza. Anche con l'ultimo Dpcm il governo è finito per incasinarsi con le sue stesse mani. E a disorientare gli italiani, come rilevato da Spin Factor, società leader nella consulenza istituzionale, politica e aziendale che per ilGiornale.it ha realizzato in esclusiva un'analisi sul sentiment degli italiani sulle nuove restrizioni.
Restrizioni e libertà individuali
Alla fine Conte è riuscito a contenere lo strappo di Speranza. Il divieto di trovarsi in più di sei persone attorno al tavolo di casa è stato addolcito in "una forte raccomandazione sull'uso delle mascherine all'interno delle abitazioni private, in presenze di persone non conviventi". "Non riteniamo di introdurre una norma vincolante - ha spiegato il premier - ma vogliamo dare il messaggio che se si ricevono persone non conviventi anche in casa bisogna usare la mascherina". Il danno, però, era ormai stato fatto. Anche perché le dichiarazioni rilasciate a Fabio Fazio sono state amplificate il giorno dopo dall'ennesima anticipazione non autorizzata. Si parlava di un articolo della bozza che conferiva agli "incaricati dalla pubblica autorità" il potere di entrare in casa "in qualsiasi momento" e "procedere alla identificazione dei soggetti presenti nell'immobile". Nemmeno questa misura, alla fine, ha visto la luce. Eppure gli errori comunicativi del governo hanno spinto gli italiani a usare con maggiore frequenza la parola "restrizioni" e non è un caso se, tra le 25 parole più frequenti usate su social e web, compaia anche "libertà". Il 27,59% dei post e dei commenti è contrario a queste restrizioni e teme pesanti conseguenze sull'economia. Il 48,19% ha, invece, posizioni neutre, cioè non espressamente schierate o ambigue.
Il disorientamento degli italiani
"Il nuovo quadro di emergenza sanitaria - ha spiegato al Giornale.it Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore di Spin Factor - coincide con una serie di nuove restrizioni che non sono state spiegate subito in maniera chiara e questo ha disorientato molto gli italiani". Nella wordcloud, che mostra le sessanta parole più usate sul web, il monitoraggio fa anche emergere la preoccupazione per l'"emergenza" e per un eventuale "lockdown". Secondo Brunetti gli italiani sono tornati ad essere molto preoccupati. "La percezione sulla pandemia è tornata ai livelli del primo lockdown, quando le parole più utilizzate erano quelle legate alla salute - ha fatto notare il fondatore di Spin Factor - successivamente, in coincidenza con il calo dei contagi, a tenere banco era stata la richiesta di sicurezza economica". Ora, a pesare sulla percezione che si ha della situazione sono i continui passi falsi dell'esecutivo. Gli stessi che aveva compiuto durante "fase 1", come rivelato nel Libro nero del coronavirus (clicca qui). A differenza di allora ci troviamo oggi in "un quadro più complicato sia perché ripiombare in un clima che si sperava superato provoca frustrazione, sia perché non c'è alcuna prospettiva concreta al momento di superamento definitivo dell'emergenza". Questo comportamento non farà altro che aumentare la preoccupazione degli italiani. Preoccupazione che, già nei prossimi giorni, sarà accompagnata da un'altra ondata di malcontento generato dall'emergenza economica.
Gli errori del governo
Se facciamo un salto indietro e guardiamo a quanto successo a cavallo tra febbraio e marzo ci accorgiamo che il governo non è stato all'altezza a gestire l'emergenza. Prendiamo il dramma vissuto in Val Seriana: l'ospedale di Alzano Lombardo è stato subito additato come il grande incubatore del virus. Le morti a cavallo tra il 22 e il 25 febbraio, il caos al pronto soccorso, il personale contagiato che ha veicolato il Covid-19 in altri reparti e così via. Eppure, scartabellando le denunce che sono state depositate alla procura di Bergamo dai parenti delle vittime del coronavirus e analizzando con attenzione le innumerevoli carte firmate dall'esecutivo, emerge un'altra verità. "Qui, dalle nostre parti, hanno fatto i tamponi solamente ai ricoverati", ha denunciato un medico di Nembro nel Libro nero del coronavirus. "C'è tutta una platea di ammalati che non sono mai stati sottoposti al test". Nei giorni in cui si discuteva su chi fare i tamponi, chi doveva indossare la mascherina o chi poteva essere considerato un "contatto stretto" e chi no, ha perso almeno una quindicina di pazienti. E poi la verità sulla mancata "zona rossa" è ancora tutta da scrivere. Ci stanno lavorando i magistrati.
I dubbi sollevati a Bergamo possono essere estesi a tutta Italia: ritardi, misure pasticciate, fughe di notizie che hanno gettato il Paese nel panico e mancati interventi a sostegno del sistema economico. Gli stessi errori che, come svelato dall'analisi di Spin Factor, gli italiani lamentano in questo inizio di seconda ondata. Un appuntamento che il governo avrebbe dovuto segnarsi sul calendario da tempo, ma a cui non ha fatto nulla per farsi trovare preparato.
Perché non ha fatto scorte del vaccino anti influenzale? Perché non ha potenziato il tracciamento nonostante i virologi avessero avvertito che saremmo andati incontro a un exploit di richieste? Perché non ha preparato un piano serio sulla mobilità per evitare il congestionamento dei mezzi pubblici? Perché non ha fatto seguito all'esigenza di potenziare le terapie intensive in tutte le regioni d'Italia? Come già nella "fase 1", la sola risposta che Conte ha saputo dare è stata mettere dei limiti agli italiani. In vista del prossimo lockdown.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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