Volti distesi, nessuna espressione di disappunto, ostentazioni di sicurezza. L'assemblea dell'Abi, la Confindustria delle banche, ieri avrebbe potuto essere caratterizzata dai toni del dramma visto che il sistema del credito è sul banco degli imputati nel tribunale della finanza globale.Invece no, tutto tranquillo. L'assenza prevista dei vertici del Monte dei Paschi ha anche stemperato il clamore.
Le sofferenze? «C'è un'esagerazione», ha chiosato il Ceo di Intesa, Carlo Messina, sintetizzando così le parole dei tre protagonisti dell'assise: il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan e il padrone di casa, il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, ieri confermato per un altro biennio. «Il sistema è in grado di coprire» gli squilibri dei non performing loans (Npl), ha aggiunto Messina sottolineando che si è «sulla giusta strada». Rischio sistemico? «Non siamo preoccupati», gli ha fatto eco l'ad di Ubi, Victor Massiah, mentre il suo omologo di Bper, Alessandro Vandelli (che sta per lanciare una cessione di Npl a impatto zero sui conti) s'è un po' lamentato delle nuove regole: «Se si cedono sofferenze, i crediti che rimangono sono di migliore qualità, eppure si tende a chiedere sempre un'ulteriore copertura», cioè aumenti di capitale.
Il resto lo ha fatto il numero uno di Via Nazionale. «Il problema dei crediti deteriorati non è un'emergenza per il sistema bancario» perché quegli oltre 200 miliardi, al netto delle svalutazioni, sono solo 87 e per altro ben coperti da garanzie. Ma soprattutto, «a fronte del rischio di un'elevata incertezza, un intervento pubblico non può essere escluso», ha rimarcato Visco, di fatto rassicurando la Borsa e anche la platea. Sereno il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, tranquillo il grande «creatore» di Intesa Giovanni Bazoli, quasi sorridente Roberto Nicastro, presidente delle quattro banche «risolte», che presto saranno vendute in blocco. Soddisfatti gli esponenti dei due istituti citati direttamente dal governatore. Lodato per la fusione con Bpm l'ad del Banco, Pier Francesco Saviotti («Abbiamo fatto da cavia», ha scherzato). L'arrivo di Mustier a Unicredit (rappresentata dal presidente Giuseppe Vita) è stato salutato da Palazzo Koch come «premessa per migliorare».
La gelida compostezza del ministro dell'Economia, Pier Carlio Padoan, pareva quasi dissonante. «Il governo lavora per individuare tutti gli strumenti utili per gestire le criticità», «la flessibilità delle nuove norme Ue va sfruttata», «bisogna evitare di rispondere a nervosismo con nervosismo». Le sue frasi erano tutte misurate quasi a non voler irritare la Commissione Ue.
Ma al Palazzo dei Congressi di Roma ieri l'Europa sembrava davvero lontana, se non nemica. «Occorre che venga rivisto il bail in per ciò che contrasta con la Costituzione italiana», ha ribadito Patuelli riferendosi alla tutela del risparmio prevista dall'articolo 47. Patuelli ha fatto di più, non solo rinfacciando alla Germania i suoi 247 miliardi di aiuti pubblici, ma dicendo che il sistema bancario va bene così com'è visto che il numero dei dipendenti e degli sportelli è inferiore a quello di Berlino e di Parigi. Le ristrutturazioni, a differenza di quanto auspica Visco, possono aspettare. Non a caso ieri il presidente Abi ha ottenuto il plauso di tutti i sindacati, Fabi in primis, circostanza strana quando si parla di relazioni industriali.
La crisi bancaria nasce dalla recessione, è vero,
ma vi sono stati anche comportamenti fraudolenti nell'amministrazione del credito, superstipendi non giustificati dai risultati e dividendi pagati per accontentare gli azionisti. Ieri, però, quasi nessuno l'ha ricordato.
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