Cronache

I delinquenti stranieri vengono tutti qui da noi

Il nostro Paese sembra attirare il peggio dell'immigrazione: abbiamo la percentuale di detenuti "importati" più alta d'Europa

I delinquenti stranieri  vengono tutti qui da noi

Le carceri italiane scoppiano con 3950 detenuti privi di un posto letto degno di questo nome, su un totale di 53.495 reclusi. E la percentuale di ospiti stranieri dietro le sbarre, 33,4%, è ben più alta rispetto alla media europea del 21%. Battiamo Francia, Inghilterra e Germania nonostante il numero degli immigrati a casa loro sia nettamente superiore rispetto all'Italia. Come se non bastasse 200 detenuti islamici sono monitorati costantemente perché considerati ad alto rischio jihadista. I più pericolosi, in carcere per terrorismo, sono 32, compreso il nocciolo duro dei 19 rinchiusi a Rossano, che conta pure degli ex di Guantanamo.

L'Associazione Antigone ha presentato ieri i dati aggiornati del rapporto annuale sulle «Galere d'Italia», dove il problema maggiore è il sovraffollamento del 108%. Oltre ai circa 4mila senza letto ci sono 9mila reclusi che vivono in meno di 4 metri quadri pro-capite, standard minimo previsto dal Consiglio d'Europa.

Sugli oltre 53mila detenuti complessivi, 17.920 sono stranieri. In diminuzione rispetto ai quasi 25mila del 2010, ma rimane il fatto che un detenuto su tre non è italiano. Significa che nonostante i numeri minori di immigrati rispetto ad altri Paesi europei, a casa nostra arriva una bella fetta di delinquenza straniera. In termini percentuali registriamo 12 punti in più rispetto alle media europea. In Francia su oltre 66mila detenuti, gli stranieri sono 13.860, il 21,7%. Nel 2015 i reclusi stranieri nel Regno Unito erano circa 11mila, appena il 12,7% della popolazione carceraria. La Germania si avvicina a noi con 16.668 detenuti stranieri, ma la popolazione tedesca supera gli 80 milioni.

La maggioranza dei reclusi stranieri in Italia è composta da marocchini (16,9%) seguiti dai romeni (15,9%), albanesi (13,8%), tunisini (11%), nigeriani (3,9%) ed egiziani (3,4%). Undicimila sono i musulmani, ma i praticanti risultano, secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, circa 7400. Agli stranieri sono stati contestati 8192 reati contro il patrimonio, dai furti alle rapine, 6.226 violazioni della legge sulle droghe, 6559 reati contro la persona, 95 casi di associazione di stampo mafioso e 1372 violazioni della legge sull'immigrazione.

Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, a margine della presentazione del rapporto, getta acqua sul fuoco sul rischio di radicalizzazione jihadista. «Duecento sono gli islamici attenzionati, magari perché si tratta di ferventi religiosi, ma non è detto che siano radicalizzati» sostiene il rappresentante dell'Onlus. In realtà il numero totale fra monitorati con il controllo di telefonate e colloqui, attenzioni e segnalati arriva a 400 reclusi. Una cinquantina sarebbero i minori a rischio proselitismo dietro le sbarre. «Abbiamo denunciato per tempo la radicalizzazione di molti criminali comuni, specialmente di origine nordafricana. Pur non avendo manifestato nessuna particolare inclinazione religiosa al momento dell'entrata in carcere, si sono trasformati gradualmente in estremisti sotto l'influenza di altri detenuti già radicali», sostiene Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

Dopo gli attentati di Bruxelles una decina di reclusi hanno applaudito e urlato Allah o akbar (Dio è grande) alzando il volume della tv, che trasmetteva le immagini del terrore nella capitale belga. In occasione della carneficina di Parigi di novembre erano un'ottantina. Poi sono diminuiti per non farsi identificare. Secondo il Sappe i festeggiamenti per gli attentati di Bruxelles sono avvenuti in due momenti distinti soprattutto a Rossano. A Biella, in gennaio, un islamico che inneggiava alla guerra santa è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza. Lo scorso giugno a Padova altre scene da invasato jihadista per un recluso, che ha sfasciato la cella. In alcuni casi sono state trovate nelle celle foto della guerra santa e addirittura bandierine nere del Califfo.

«La polizia penitenziaria monitora costantemente la situazione - spiega Capece -. Ma servono fondi per la formazione, l'aggiornamento professionale e nuovi agenti.

La legge di stabilità ha bocciato un emendamento, che avrebbe permesso l'assunzione di almeno 800 uomini».

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