I dissidenti rovinano la festa di Grillo, Casaleggio e Di Maio. Nel giorno del decennale della nascita M5s spunta on line la carta di Firenze: un documento di due pagine, redatto da un gruppo di attivisti in contrasto con la linea del capo politico, che punta a ribaltare gli equilibri tra i pentastellati. Ma stavolta la protesta dei frondisti compie un salto di qualità: i dissidenti non abbandonano i 5 stelle ma vogliono defenestrare i due capi: Di Maio e Casaleggio. La «carta dei dissidenti» è stata redatta il 29 settembre scorso a Firenze, ma allo scoccare della mezzanotte del 4 ottobre (giorno in cui il M5s compie 10 anni) è stata lanciata in rete (www.cartadifirenze2019.it). Tra gli ispiratori della Carta ci sono il consigliere regionale del Lazio, Davide Barillari, e il consigliere comunale di Cornaredo (Milano) Marco Cardillo. La protesta corre lungo tutto lo Stivale: alla riunione del 29 settembre scorso erano presenti attivisti di Toscana, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Trentino Alto Adige, Marche, Sardegna, Umbria. Nessun conferma per ora, ma i dissidenti pare abbiano già i primi simpatizzanti in Parlamento. Circolano i nomi dei senatori, Gianluigi Paragone e Mario Giarrusso. Mentre c'è un episodio che confermerebbe come la spaccatura nel Movimento si stia allargando: al momento del voto dei due nuovi componenti dell'ufficio di presidenza alla Camera (Luigi Iovino e Francesco D'Uva) sono mancati 20 voti rispetto al numero del gruppo parlamentare dei Cinque stelle. Casaleggio e Di Maio hanno scelto la città di Napoli (12 e 13 ottobre) per le celebrazioni del decennale del Movimento. E proprio dalla Campania è in arrivo un'altra fucilata contro la leadership del Movimento: un centinaio di attivisti ha convocato un'assemblea al Teatro Aprea di Volla, in provincia di Napoli, per sposare l'atto di guerra contenuto nella carta di Firenze. «C'è piena sintonia con i principi di Firenze», spiegano a Il Giornale i dissidenti campani. La carta di Firenze è un colpo al cuore del potere di Di Maio e Casaleggio. Cosa vogliono i frondisti? Tra le richieste, oltre ad un'assemblea nazionale, c'è «la revisione dello Statuto e il superamento della figura del capo politico» e «l'attribuzione della piena proprietà e della gestione del Sistema operativo Rousseau al Movimento. «Da tempo - si legge nella Carta di Firenze - assistiamo al dissolversi di questo progetto politico». Nessuna fuga o scissione. I frondisti vogliono prendersi la guida del Movimento. Tra gli altri punti c'è quello di una «riorganizzazione dal basso che valorizzi il ruolo centrale dei gruppi locali e degli attivisti attraverso assemblee territoriali periodiche alle quali siano tenuti a partecipare i portavoce eletti, su temi locali e nazionali». La formulazione di un codice etico unico e inderogabile che imponga il pieno rispetto del mandato elettorale e disciplini la sovrapposizione tra nomine in società pubbliche o private e cariche elettive, scongiurando conflitti di interesse in qualunque forma. L'ultimo punto è dedicato alle candidature.
I dissidenti chiedono la «riformulazione di criteri univoci, oggettivi e democratici per le candidature e le nomine all'interno del M5S, che premino l'esperienza, la competenza e il comprovato attivismo sui territori. Tutte bandiere ammainate dal Movimento in questi anni.
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