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I farmaci scaduti? Funzionano ancora

Nel 95% dei casi il principio attivo dei medicinali rimane efficace ben oltre la data indicata

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Secondo gli ultimi dati dell'AIFA (agenzia italiana del Farmaco) un ultra 65enne su dieci prende più di 10 pillole al giorno, mentre uno su due si accontenta di un numero variabile tra 5 e 9, e gli armadietti delle medicine nelle loro case sembrano succursali di farmacie, zeppi di confezioni medicali utili per ogni evenienza, tra antidolorifici, antinfiammatori, antipiretici, antiipertensivi, antiacidi, antidepressivi, sonniferi, gocce per l'ansia, colliri, pillole per disturbi gastrointestinali, vitamine, disinfettanti, pomate e creme varie, cerotti, garze, oltre agli immancabili integratori di ogni tipo e per ogni necessità. L'età che avanza e le recenti pandemie hanno trasformato gli individui in collezionisti compulsivi di pillole, che vengono ingoiate ogni giorno per prevenire o curare, ma spesso in modo inappropriato, perché una medicina presa per un problema può causarne un altro, per superare il quale se ne assume uno diverso, che avrà a sua volta effetti indesiderati e così via.

Al medico si chiede di prescrivere più farmaci di quelli che servono realmente, ed in farmacia se ne acquistano altri che eventualmente potranno servire in famiglia, soprattutto durante le festività. Ma i farmaci scadono, e cosa accade se inavvertitamente se ne assume uno? Non succede nulla perché non c'è alcun pericolo. I medicamenti non diventano inefficaci né potenzialmente dannosi il giorno dopo la data di scadenza, poiché è stato dimostrato che il principio attivo del 95% di questi prodotti resta stabile per oltre un anno, ed il 25% rimane attivo anche oltre i quattro anni. La stabilità delle formulazioni solide è naturalmente più durevole dei medicamenti liquidi (sciroppi, colliri, gocce) che presentano all'interno alcuni conservanti e vanno consumati una volta aperti, per il rischio di contaminazione, mentre le compresse, le capsule, le tavolette, se conservate in luoghi asciutti, a temperature stabili, lontane da fonti luminose dirette, non perdono la loro efficacia anche ad anni di distanza dalla data di scadenza indicata, la quale viene di solito definita in maniera arbitraria dal produttore, garantendo però che la qualità e la potenza del farmaco rimangano sempre uguali tra la produzione e la scadenza. Quest'ultima infatti, una volta superata, non stabilisce affatto la data di inefficacia o il potenziale dannoso del farmaco, ma la stabilità garantita, anche se tutti i farmaci solidi testati in una analisi a distanza record dalla data riportata sulle confezioni, condotta dalla FDA (Food and Drug Amministration) nel 2016, sono risultati in possesso del loro principio attivo con prolungato effetto ad agire in oltre il 95% dei casi.

Quindi, quando per distrazione si assume un farmaco scaduto, non bisogna farsi prendere dal panico poiché non si avranno effetti collaterali gastrici, intestinali, dermatologici o periferici, poiché quella medicina agirà comunque con il suo beneficio stabilito, senza indebolimento del suo effetto terapeutico. Le uniche eccezioni per le quali è tassativo rispettare la data di scadenza sono i farmaci a basso indice terapeutico, nei quali anche piccole diminuzioni di attività farmacologica possono provocare ripercussioni sulla patologia del paziente, come gli anti-convulsivi, gli anti-coagulanti, gli ormoni tiroidei, i contraccettivi orali, la teofillina e la digitale, mentre per tutti gli altri i tempi di assunzione si allungano fino anche a 6 anni, come per l'aspirina, testata da diverse compagnie farmacologiche, che ha dimostrato la perfetta conservazione del suo Acido AcetilSalicilico in tutte le sue proprietà anche dopo 10 anni.

Ogni anno negli Usa vengono buttati nella spazzatura oltre 7 miliardi di dollari in farmaci scaduti, mentre altri Stati li donano a scopo compassionevole nei casi di indigenza e povertà, sicuri della loro efficacia e dei test di sicurezza scientificamente approvati.

Insomma, il farmaco che scade non invecchia, per cui pensiamoci bene prima di buttare via una confezione di antibiotico o antidolorifico scaduto da tre mesi, soprattutto durante le festività, per evitare corse notturne in farmacia per sedare il dolore e l'ansia di peggiorare, ed assumere quel farmaco senza timore di correre rischi.

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