"I migranti? Si adattino ai nostri valori"

La Cassazione: obbligo di conformarsi alla legge italiana. Sicurezza pubblica da tutelare

"I migranti? Si adattino ai nostri valori"

Roma «È essenziale l'obbligo per l'immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale». Con una sentenza che non ha precedenti e della quale al momento non è facile valutare pienamente tutte le conseguenze, la Cassazione ha definito limiti molto precisi entro i quali potranno muoversi d'ora in poi gli stranieri presenti sul nostro territorio. Gli stranieri e comunque chiunque abbia valori, ideali e consuetudini che confliggono in modo evidente con quelli della nostra società. Confini indicati chiaramente dai giudici che impongono all'immigrato non soltanto il rispetto delle nostre leggi.

«La decisione di stabilirsi in una società in cui è noto e si ha consapevolezza che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza ne impone il rispetto - scrivono i giudici di Cassazione -. E non è tollerabile che l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel Paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante».

Il caso specifico riguarda l'annosa questione legata alla pratica religiosa degli indiani sikh già in passato finita davanti giudici, ovvero il considerare un dovere religioso portare sempre con sé un coltello detto kirpan. Un indiano condannato dal Tribunale di Mantova a pagare 2mila euro di ammenda per essere stato sorpreso con indosso un coltello lungo 20 centimetri ha deciso di fare ricorso in Cassazione. Forse ora si sarà pentito visto che non soltanto il ricorso non è stato accolto e l'indiano condannato a pagare la multa, ma è diventato l'occasione per mettere nero su bianco princìpi molto netti che hanno già suscitato reazioni contrastanti. Per i giudici infatti l'immigrato ha l'obbligo di «conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano». Non solo. In una società multietnica se «l'integrazione non impone l'abbandono della cultura d'origine», diritto garantito dalla nostra Costituzione, esiste però un «limite invalicabile» che è costituito «dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante». La società multietnica «non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali confliggenti, a seconda delle etnie che la compongono».

Sembra difficile si riesca a confinare questi principi «al caso singolo» come chiede di fare il Pd mentre la Lega e il centrodestra esultano chiedendo l'applicazione dei principi espressi nella sentenza per altre questioni a cominciare dal burqa.

Smorza le polemiche Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, che invita a «non strumentalizzare la sentenza molto equilibrata» che sottolinea anche «il valore della diversità e della multiculturalità e la necessità di un cammino di integrazione».

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