I pasdaran M5s pretendono il "cambio". Silenzio sul referendum di Rousseau

L'ala di Fico invoca il rinnovamento nel governo, nel mirino tre ministri

I pasdaran M5s pretendono il "cambio". Silenzio sul referendum di Rousseau

«Il M5s è un monolite, la crisi ci ha ricompattato». Sì, al punto tale che c'è stato bisogno di convocare una conferenza stampa dei capigruppo a Camera e Senato Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli per ricordarlo a tutti. La fase è delicata, l'intervento a gamba tesa di Beppe Grillo, l'ennesimo durante la trattativa giallorossa, che mercoledì prima aveva chiesto ministri esclusivamente tecnici e poi si è confrontato con il capo politico Luigi Di Maio in una telefonata chiarificatrice ma dai toni accesi, ha terremotato il Movimento. In particolare quegli esponenti legati al vicepremier uscente, già minacciati dalle richieste di rottamazione della classe dirigente grillina che arrivano dal gruppo parlamentare, soprattutto da deputati e senatori vicini al presidente della Camera Roberto Fico. «Chi tocca il nostro capo politico tocca tutti noi - ha scandito Patuanelli - chi lo attacca, attacca ciascuno di noi. Il M5s è un monolite, in passato ci siamo espressi a più voci, ma quanto successo ci ha ricompattato totalmente. Stiamo lavorando insieme in modo davvero confortante». Un modo per buttare acqua sul fuoco, certo. Ma anche per far arrivare messaggi alle correnti che scalpitano per la «discontinuità». Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Danilo Toninelli, sono i nomi dei ministri uscenti nel mirino di chi chiede il rinnovamento. Come il deputato Luigi Gallo, pasdaran di Fico attivissimo in questi giorni nelle manovre interne, che nell'assemblea congiunta di martedì ha parlato esplicitamente di «cambio degli attori di governo». I rottamatori grillini sono gli stessi che si sono espressi contro la votazione su Rousseau della nuova alleanza con il Pd: «I tempi sono sbagliati, corriamo un rischio inutile», spiegano ansiosi di varare il contratto tra gialli e rossi.

Tra mille dubbi, però, e sotto la pressione di Davide Casaleggio, la consultazione annunciata nella tarda serata di martedì è ora allo studio degli sherpa della Casaleggio Associati. Prima di tutto la formulazione del quesito (che sarà probabilmente uno sui 10 punti del programma) dove potrebbe non comparire il nome del Pd, con sottolineatura sulla riconferma di Giuseppe Conte come premier. Urne virtuali aperte all'inizio della prossima settimana. Poi c'è la sicurezza, problema atavico della piattaforma gestita da Casaleggio. Ieri sul Blog delle Stelle il M5s ha spiegato: «Far votare i propri iscritti sulle scelte fondamentali per l'Italia è il metodo del Movimento 5 Stelle. Rappresenta da sempre il nostro valore fondante ed è altamente democratico». Lo sguardo è già oltre: «Lo adotteremo per la scelta dei candidati per l'elezione del Presidente della Repubblica, così come lo abbiamo utilizzato in alcune decisioni fondamentali da prendere a livello politico e parlamentare». Vengono evidenziati i precedenti: la votazione del contratto di governo con la Lega dell'anno scorso. E il caso tedesco: «In Germania, che come l'Italia è una democrazia parlamentare, la Spd ha dato sempre la parola finale agli iscritti nell'approvare la "Grosse Koalition" con la Cdu». Infine la smentita su un presunto hackeraggio ai danni Rousseau, circolata ieri sul sito 4Chan.

Notizia bollata come «un'enorme fake news». È stata diffusa una foto della presunta violazione, e il M5s ha concluso: «Siamo passati dagli hackers ai fakers che usano Photoshop per mandare in giro immagini di hackeraggi inesistenti».

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