La «guerra di aggressione non provocata, ingiustificabile e contraria alle più elementari norme del diritto internazionale» condotta dal satrapo russo Putin contro l'Ucraina sta «provocando la più grande catastrofe umanitaria in Europa dal dopoguerra».
Lo dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ieri ha svolto una informativa urgente alla Camera dei deputati sugli ultimi sviluppi della crisi voluta dalla Russia. I profughi in fuga dai bombardamenti a tappeto sui civili ucraini sono ormai tre milioni: «È un'ondata imponente e repentina - dice il titolare della Farnesina - e potrebbe raggiungere in poco tempo la cifra impressionante di cinque milioni». È proprio la gravità straordinaria della situazione che ha condotto gli stati membri dell'Unione europea alla «storica decisione di attivare, per la prima volta dalla sua approvazione nel 2001, il meccanismo previsto dalla direttiva sulla protezione temporanea». E l'Italia sta contribuendo all'impegno internazionale «per assistere l'Ucraina e i paesi limitrofi che fronteggiano il flusso massiccio» di profughi.
Sono «numeri drammatici» di una situazione del tutto «inedita», dice il capo della Protezione civile. In Italia sono già arrivati in quasi 50mila: «Il 50 per cento è composto da donne - spiega Fabrizio Curcio, che coordina l'emergenza - il 40 per cento bambini e solo il 10 per cento uomini», transitati quasi tutti da Trieste. Il governo sta mettendo a punto un decreto, che sarà già oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. In mattinata, a Palazzo Chigi, si è svolto un incontro con i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese, dell'Economia Daniele Franco, del Lavoro Andrea Orlando, con la partecipazione dello stesso Fabrizio Curcio.
Tra le ipotesi allo studio si prevede un meccanismo analogo a quello messo in atto per le persone sfollate a causa dei terremoti, incluso un «contributo di autonoma sistemazione», ossia la concessione di uno stanziamento mensile ai rifugiati che potranno trovarsi autonomamente un alloggio e soddisfare le esigenze quotidiane. E potrebbe anche esserci un incentivo economico alle famiglie italiane che accolgono ucraini. Finora, spiega Curcio, sono 2.000/2.500 coloro che «ad oggi sono stati accolti nel sistema strutturato» messo in piedi dalla Protezione civile. Il resto dei profughi affluiti sul nostro territorio «si organizza attraverso rapporti diretti con la rete parentale e amicale, in primo luogo della comunità ucraina in Italia». Per l'accoglienza sono previsti centri coordinati dal Viminale, strutture gestite dal Terzo settore e case messe a disposizione da privati cittadini. I Comuni, attraverso l'Anci, sono «al centro» del coordinamento sul territorio dell'accoglienza.
L'impegno finanziario per l'accoglienza è destinato a crescere nei prossimi atti normativi, dice il capo della Protezione civile.
Quanto alla governance del sistema che deve fronteggiare l'emergenza, «il Dipartimento della Protezione civile è il coordinatore generale delle azioni; ci sono poi i presidenti delle Regioni che sono stati nominati commissari delegati e devono assicurare una gestione territoriale ed integrata, tenendo conto delle prefetture e dei sindaci su cui grava un peso enorme dell'accoglienza». Il terzo settore resta «essenziale», e bisogna «utilizzare al meglio lo spontaneismo offerto dai cittadini», con la garanzia che «questo incontro avvenga secondo le regole».
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