L'Isis usa documenti italiani. Una dozzina di carte d'identità, passaporti e permessi di soggiorno contraffatti è stata scoperta nel trolley di due fiancheggiatori dello Stato Islamico. È successo nei giorni scorsi nell'aeroporto «Atatürk» di Istanbul, in Turchia. Il franco-belga e il siriano sono stati fermati dalle squadre di 007 poco prima di imbarcarsi. Entrambi sono «schedati» e noti alle agenzie di intelligence europee. In particolare, il franco-belga è ritenuto un elemento di spicco della rete per il commercio illegale di documenti comunitari per finti profughi di guerra. Un affare che nel Paese di Recep Erdogan salda, in un unico inestricabile intreccio, controllori e controllati.
A piazza Aksaray, a Istanbul, i Servizi segreti occidentali stanno monitorando da mesi la compravendita di certificati personali ad opera di broker siriani, iracheni e turchi, ovviamente, con la complicità di poliziotti e funzionari governativi locali che incassano la «stecca» dalle organizzazioni in cambio del silenzio. Il materiale italiano fa parte di un più ampio «bottino» che i due sostenitori della sigla terroristica di Al Baghadi dovevano probabilmente smerciare di lì a poco. Ben 148 «pezzi» da vendere al miglior offerente. In Turchia, un passaporto di una nazione del Nord Europa può essere comprato a poco meno di 800 euro. Una patente a circa 500. E la domanda è in costante aumento.
Non sempre però gli acquirenti sono uomini e donne disperati che fuggono dai luoghi maledetti dove il Califfo impone la feroce Sharia e l'osservanza più ottusa della fede islamista. Appena due settimane fa, è stato infatti arrestato in provincia di Salerno il 40enne algerino Djamal Eddine Ouali, accusato dalle autorità di Bruxelles di aver fornito i documenti falsi al terrorista «pentito» Salah Abdeslam e a Najim Laachraoui, uno dei due kamikaze che si è fatto saltare in aria all'aeroporto di Zaventen il 22 marzo scorso.
Il network internazionale dei falsari, di cui si serve il terrorismo jihadista, opera ormai con modalità e proiezioni su vasta scala: i documenti di riconoscimento vengono rubati sempre più spesso direttamente presso gli uffici delle Anagrafi comunali. In alcune indagini della magistratura, è stato accertato che sono stati gli stessi dipendenti municipali a fornirli, dietro corrispettivo, agli specialisti della contraffazione. È questa una «materia prima» pregiatissima perché con una carta d'identità o un passaporto nuovi di zecca non è necessario nemmeno assumere l'identità del vecchio possessore. Si creano dal nulla generalità ad hoc, assolutamente insospettabili e compatibili con l'attuale portatore. Si applica la foto e il gioco è fatto. E le porte delle frontiere (e dei check-in) si spalancano.
I numeri seriali dei documenti italiani sono già stati segnalati alle autorità nazionali per verificarne la provenienza e per mappare i possibili spostamenti. E analoga procedura è stata seguita con gli altri Stati interessati. I due «trafficanti di dati personali» sono stati arrestati e trasferiti in prigione. Ma è assai difficile che possano decidere di collaborare con la giustizia. Finora, quasi mai erano emerse prove certe sull'uso di documenti italiani falsi da parte dei tagliagole di Mosul.
Erano stati preferiti altri tipi di nazionalità come quelle belga, francese, tedesca e addirittura danese. Che cosa significhi questo genere di cambio di rotta toccherà agli analisi dell'antiterrorismo scoprirlo. In fretta.
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