I tribuni rossi scivolano su un barista

Da Repubblica al Fatto, per anni è stata caccia al "signor Franco" di Ciancimino. Ma quello 007 non esiste, è un tranquillo esercente

I tribuni rossi  scivolano su un barista

H anno fatto a gara, a colpi di scoop. «È lui il signor Franco», titolava Repubblica il 27 maggio del 2010, annunciando che finalmente Massimo Ciancimino l'aveva identificato in una fotografia. «Il “signor Franco” è un console», rispondeva il 23 luglio successivo Il Fatto Quotidiano , svelando che si stavano svolgendo accertamenti, con un certo scetticismo, su un cittadino israeliano che era stato console onorario d'Italia in Israele, Moshe Gross. Ovviamente estraneo a tutto. Caccia, per quattro anni è stata caccia grande all'uomo depositario di 30 anni di misteri, lo 007 deviato che, Ciancimino jr dixit , faceva da tramite tra istituzioni e boss, l'uomo chiave della trattativa Stato-mafia. L'uomo misterioso che, si scopre adesso, non è mai esistito. O meglio esiste, sì, ma è solo un barista, anzi il titolare di un bar di Roma, il Toma's di piazza Euclide, quartiere Parioli. Si chiama Franco, è vero. E ha anche dato una mano a Massimo Ciancimino per ottenere i passaporti, dieci anni fa. Però con 007, servizi segreti e boss non ha nulla a che fare.

Una bufala. L'ennesima di un Ciancimino jr già sbugiardato da qualche sentenza che lo ritiene inattendibile e bi-indagato per calunnia: a Caltanissetta, dove è stato appena rinviato a giudizio; e a Palermo, dove è imputato anche di concorso esterno in associazione mafiosa, al processo sulla trattativa Stato-mafia. Proprio dalla cittadina nissena è filtrata la notizia bomba, quella cioè che il signor Franco, anzi il signor Franco/Carlo, è un innocuo barista. Viene infatti fuori dal provvedimento di rinvio a giudizio per calunnia nei confronti dell'ex capo della polizia, ora presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro, e dell'ex funzionario del Sisde Lorenzo Narracci.

Aveva creato una leggenda, Ciancimino jr, col «signor Franco». E alcuni giornali, Repubblica e Il Fatto principalmente, si erano appassionati, novelli Sherlock Holmes, nella caccia a questo inafferrabile senza volto del quale l'allora icona dell'antimafia traccia l'identikit nel libro scritto con Francesco La Licata «Don Vito»: «Elegante, con i capelli grigi ben pettinati, gli occhiali da vista, gli abiti impeccabili» e ovviamente con l'auto blu. Il prototipo dello 007 deviato, trait d'union tra Stato e mafia. La caccia all'uomo è calda, in quel 2010. «L'uomo dei grandi misteri siciliani - scrivono a maggio sulla Repubblica Attilio Bolzoni e Francesco Viviano, raccontando che Ciancimino jr l'ha finalmente identificato in una foto pubblicata su un magazine romano, Parioli Pocket - ha un volto... È un agente di alto grado della nostra intelligence. Il “signor Franco” è ancora in servizio». Articoli su articoli.

Al «signor Franco» si trova anche un autista, e pure un misterioso «capitano» che lo affianca. Ma tutti cadono dalle nuvole. E il «signor Franco» non si trova. Anche Il Fatto partecipa alla caccia al fantasma. E lo scoop arriva il 23 luglio, con Marco Lillo: «Stragi, Servizi e trattativa: “Il signor Franco è un console”». Ma anche questa pista cade. Nell'immaginario, però, il «signor Franco» esiste: ormai è lo 007 deviato che sa tutto, dalle stragi alla trattativa. Ecco il vicedirettore del Fatto , Marco Travaglio, il 6 novembre, in uno dei suoi Passaparola : «Chi è il signor Franco - dice, difendendo Ciancimino jr -? Il signor Franco è un uomo dei servizi di sicurezza, dei servizi segreti, un rappresentante degli apparati di sicurezza dello Stato che per 30 anni è stato l'ombra di Vito Ciancimino». La leggenda del signor Franco continua, negli anni. Servizio pubblico di Michele Santoro, 15 marzo del 2012, ospite Salvatore Borsellino che invoca: «A Ciancimino vorrei chiedere: dillo a me il nome del signor Franco... ». «Ha paura», giustifica Santoro.

Quattro anni di caccia, di ricerche, di ipotesi. E ora tutto in cenere. Meglio non pensarci. E prendere un caffè. Magari col «signor Franco», innocuo ma vero, nel suo bar ai Parioli.

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