I truffati dalle banche dopo il Family Day: altra piazza anti Renzi

"Sit in" dei risparmiatori sul lastrico contro il Salva banche: "Ridateci i nostri soldi". Cori davanti alla sede Pd: "Collusi"

I truffati dalle banche dopo il Family Day: altra piazza anti Renzi

«Renzi ci ricorderemo» avverte la piazza del Family Day. «In mutande ci avete lasciato, il nostro voto ve lo siete giocato» urla poche ore dopo un'altra piazza furente con il governo, quella dei risparmiatori con il conto azzerato dopo il decreto Salva-banche. Piazze apartitiche, gente non mobilitata da Salvini o da Grillo, cortei piuttosto trasversali (quanti elettori Pd ci sono tra i truffati di Etruria?) e perciò molto più preoccupanti per il premier, sempre attento ai movimenti di umore dell'elettorato. «Ridateci i nostri soldi» è lo slogan più ricorrente nel corteo organizzata dal Comitato Vittime del Salva Banche in piazza Santi Apostoli a Roma, e insieme a Bankitalia a Consob il destinatario della rabbia è il governo, o direttamente il premier. «Renzi alter ego di Robin Hood, ruba al popolo per dare alle banche i nostri risparmi» recita un cartello, mentre un gruppetto di toscani grida «Si va al Nazareno!», «si va da Renzi!» brandendo lo striscione «Pd colluso con le banche».«Li ascoltiamo» abbozza al massimo Renzi, che non può liquidare queste piazze come farebbe con dei raduni di partito, e che anzi, fosse stato ancora l'outsider del Pd gestione «vecchia ditta», avrebbe probabilmente cavalcato l'onda popolare con qualche tweet ben piazzato (non è un dettaglio che nel 2007 proprio Renzi presenziò al Family day, mentre sui buchi di Mps «banca dei Ds» non ha lesinato critiche quando al centro del tornado c'erano i suoi nemici del Pd, e non la famiglia Boschi). «Li ascoltiamo», Renzi lo aveva già detto soltanto tre mesi fa, per un'altra piazza antigovernativa priva di colore politico, quella contro la riforma renziana della scuola. Altro tema, così come le unioni civili o i risparmi in banca, molto sensibile per chi, come Renzi, cerca un consenso più vasto (il «Partito della Nazione») rispetto al perimetro della vecchia sinistra.In quasi due anni di governo, Renzi non ha mai dovuto affrontare veramente le «piazze», se si eccettuano gli innocui cortei Cgil o i sit-in della minoranza Pd, che per il rottamatore sono semmai un assist, non certo una minaccia. Col caos delle banche fallite e col mondo cattolico in rivolta per le adozioni gay, il vento invece è cambiato. Anche l'ultima Leopolda, kermesse autocelebrativa del mondo renziano, solitamente al centro della scena per giorni con la passerella di vip e politici, è passata sottotono, schiacciata dal caso Etruria e dal Boschi-gate (con notevole fastidio, si racconta, del padrone di casa Matteo Renzi). E anche i sondaggi registrano un movimento discendente, che fa apparire remoti i fasti del 40% conquistato da leader Pd alle Europee 2014, picco (finora) della sua curva politica. Secondo le rilevazioni dell'Istituto Piepoli il rottamatore fiorentino è superato, nella classifica sulla fiducia nei leader, persino dal grillino Di Maio. A complicare la navigazione di Renzi non ci sono solo gli scogli «banche» e «unioni civili», ma anche - abbastanza a sorpresa - le riforme su cui il premier ha puntato di più, come quella del Senato.

Un sondaggio commissionato dalla Rai ma poi - come ha rivelato il Giornale - non mandato in onda, racconta che i «no» al referendum sulla riforma del Senato sarebbero in vantaggio rispetto ai sì. E se vincessero davvero i no, ha promesso Renzi, lui si «ritirerà dalla politica».

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