Inizia la guerriglia leghista agli alleati

Emendamenti al reddito: il Carroccio vuole aggiungere "paletti"

Inizia la guerriglia leghista agli alleati

Roma - Più che una crisi di governo sembrano baruffe coniugali. M5s e Lega si scambiano battute feroci e dispetti parlamentari. Dichiarazioni di fuoco dei pentastellati verso il leader leghista Matteo Salvini (non ha letto il rapporto sulla Tav? gli facciamo un disegnino) e, soprattutto, emendamenti sul reddito di cittadinanza di segno opposto. Quelli presentati ieri dalla Lega che mirano a stringere i cordoni del sussidio. Più burocrazia per azzerare gli stranieri. I cittadini extra Ue devono produrre «apposita certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall'Autorità consolare italiana» per comprovare la composizione del nucleo familiare. Un freno anti fannulloni italiani, con l'obbligo di un anno di servizio civile («presenza media settimanale di 25 ore», contro le otto previste dal M5s) per i giovani dai 18 ai 28 anni. «Sono sconcertata - dice la grillina Barbara Lezzi- vogliono anche togliere contributi alle aziende del Sud che assumono». Infine il colpo di grazia: concedere il sussidio solo alle famiglie in cui un componente ha lavorato almeno 2 anni, anche se non continuativi negli ultimi dieci. Fuori i giovani disoccupati, insomma.

Di tutt'altro tenore gli emendamenti dei pentastellati. Uno su tutti, un alleggerimento delle penalizzazioni per chi si dimette dal lavoro. Il decreto prevede che in caso di dimissioni volontarie si perda il diritto all'assegno. I M5s invece vorrebbero che il lavoratore perdesse solo la sua quota, mantenendo quella del resto del nucleo familiare. Insomma, le colpe del coniuge o del figlio fannullone non ricadano sui parenti. Oppure, secondo la lettura più cattiva, un ritorno alle origini del reddito di cittadinanza inteso come sussidio non solo per chi non trova lavoro, ma anche per chi non vuole lavorare.

Richiami identitari per due partiti di governo che non si sono mai amati e che dopo il voto abruzzese si tollerano appena. Il M5s dopo la sconfitta elettorale aveva due scelte: una quella indicata da opinionisti vicini al movimento, dare una immagina rassicurante e di fare i conti con la Lega. La seconda, puntare sui militanti della prima ora, garantendo il rispetto dei dogmi grillini: dal no all'alta velocità ad un sussidio elargito con generosità.

Hanno scelto questa linea, garantendo al movimento una rendita di posizione, ma condannandosi a non avere

una maggioranza da soli. Al massimo, se questo è l'andazzo, il M5s potrà puntare su un'alleanza con la sinistra più tradizionale. Ma anche questa non è una soluzione visto che ai loro elettori la sinistra non piace affatto.

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