Il denaro non dà la felicità e quando c'è la salute c'è tutto, dicono due proverbi. Già, ma se il denaro dà la salute? La domanda viene spontanea leggendo i dati dell'ultima indagine Istat, stavolta da non confondersi con una di quelle beffe statistiche per cui ognuno mangia mezzo pollo a testa: mentre, in realtà, c'è chi si ingozza quasi tutto il pollo, lasciando all'altro solo il boccone del prete, se va bene.
Risulta infatti che in Italia, la speranza di vita - a 65 anni è di 18,9 anni per gli uomini e di 22,2 per le donne. Un anno in più rispetto alla media europea. Brindiamo, sì, ma con l'acqua minerale, perché prosegue l'indagine dopo i 75 anni da noi gli anziani vivono in condizioni di salute peggiori. Anzi, siamo «ai livelli più bassi, sia rispetto alla media dei paesi europei, sia rispetto agli altri grandi paesi europei, soprattutto per le donne». Insomma, campiamo di più, però vivendo peggio gli ultimi anni, tra malattie croniche, dolori, difficoltà motorie e tutto il resto del male che la vecchiaia può portare.
Quanto alle cause della longevità si sente parlare della dieta mediterranea, bontà sua, e forse abbiamo anche un sistema sanitario che con i suoi limiti permette a tutti di badare alla salute. Tutti? Non proprio. Tra gli anziani, infatti, pesano maggiormente «le disuguaglianze socioeconomiche». E qui casca il sistema. È evidente che le pensioni di molti anziani non permettono loro di curarsi quanto e come dovrebbero. Risparmiano sulle medicine non passate dalle mutue e sui ticket degli esami, quindi finiscono gli ultimi anni più malconci di quanto potrebbero, soffrendo più di quanto dovrebbero. C'è qualcosa di più triste? Sì, forse i bambini costretti a frequentare scuole sciatte e insegnanti impreparati, mentre i loro coetanei più ricchi possono permettersi sin dalla materna istituti migliori. Un vecchio, però, fa più pena, ci dà un senso di maggiore ingiustizia: perché la sua unica speranza, magari anche l'unico desiderio, è la salute.
A far venire i brividi è un pensiero, cinico quanto vuoi ma non irrazionale: allo Stato non conviene mettere gli anziani in condizioni di curarsi, con esenzioni o maggiori pensioni, perché più campano, più costano e meno rendono alla società. È una specie di eutanasia lenta e silenziosa, che lascia indifferenti e colpisce anche chi oppone fiere ribellioni all'eutanasia rapida e clamorosa. Nessuno sembra considerare il problema perché «tanto sono vecchi».
Non si pensa è impossibile pensarci sul serio, da giovani - che vecchi diventeremo tutti. Voi, ragazzi, vi dicono già da ora che avrete pensioni ridicole, se le avrete. In compenso diventerete vecchissimi. E senza cure. Questo ci ha comunicato, oggi, l'Istat.@GBGuerri
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