Investì un cane: condannato a sei mesi

La sentenza per la morte dell'animale, non per violazione al codice stradale

Bepi Castellaneta

Foggia Il cane attraversa la strada, all'improvviso sbuca il camion che lo investe in pieno: il conducente prosegue la sua corsa, il padrone accorre, tenta di soccorrere l'animale, lo prende tra le braccia, lo accarezza, ma ormai non c'è più niente da fare. È accaduto il 10 luglio del 2014 in una strada polverosa di San Severo, poco più di 50mila abitanti, una trentina di chilometri da Foggia. A distanza di anni è stata emessa la sentenza con cui è stata scritta una pagina nuova e importante nella giurisprudenza italiana: il responsabile dell'investimento, l'uomo che ha travolto il cane ed è scappato, è stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) nonché al rimborso delle spese legali e al risarcimento a favore dell'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che aveva presentato la denuncia. Il cane si chiamava Spillo. La sua storia ha suscitato grande clamore e tanta commozione in questo popoloso angolo di Puglia, dove già in passato c'erano stati diversi casi di maltrattamenti di animali.

Ma questa volta la vicenda non è rimasta impunita. Al contrario, è approdata in un'aula giudiziaria, dove sono state ricostruite le fasi dell'investimento grazie alle immagini dell'impianto di videosorveglianza di una officina, che si trova nelle vicinanze. Quei fotogrammi silenziosi raccontano le fasi della tragedia: il cane procede con passo incerto al centro della strada, attraversa, poi all'improvviso sopraggiunge il camion dei rifiuti, l'animale viene centrato in pieno, il conducente si allontana. Il filmato prosegue, con il proprietario che accorre. Inutilmente. L'uomo, però, insieme all'Oipa, presenta denuncia: scattano le indagini, e grazie a quelle riprese non ci vuole molto a risalire all'identità di chi guidava. Si tratta di un operatore ecologico, dipendente dell'azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti nella cittadina. Il proprietario del cane e l'Oipa si sono avvalsi della consulenza di un ingegnere informatico. Dagli accertamenti è emerso che il conducente ha di fatto inseguito l'animale, lo ha braccato fino a quando non lo ha travolto. Secondo l'accusa si è trattato di un investimento volontario: l'uomo non ha fatto nulla per tentare di evitare l'impatto. Una tesi ritenuta fondata dal giudice che ha emesso la sentenza di condanna.

«Si tratta di un precedente importantissimo - dice l'avvocato Claudia Taccani, responsabile dello sportello legale Oipa - in quanto la condanna, anche se di primo grado, è per uccisione di animale e non per la violazione del codice della strada: quindi è stata riconosciuta la responsabilità penale».

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