"Io un hacker? Ma se non so usare il computer..."

Francesca nega pure legami col fratello. Giulio Occhionero: «Il virus l'avete messo voi»

Francesca Maria e Giulio Occhionero
Francesca Maria e Giulio Occhionero

Roma Nega di essere una spia, ma non mette a disposizione dei magistrati che lo hanno fatto arrestare le password dei server americani dove, secondo la Procura di Roma, sarebbero custoditi i documenti sottratti per anni alle più alte cariche istituzionali italiane.

Per niente intimorito dai magistrati che lo accusano, insieme alla sorella, di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale con la sua attività di cyberspionaggio e gli chiedono conto dei 18mila username in suo possesso, Giulio Occhionero si difende attaccando. Quasi sfidando gli inquirenti: «Chi mi dice che i nickname di cui parlate non me li abbiate messi voi nei Pc, con un malware, per intercettarmi?». L'ingegnere nucleare accusato di aver carpito per anni dati sensibili e informazioni riservate di personaggi della politica e dell'economia, risponde in carcere alle domande del gip Maria Paola Tomaselli, sostenendo che tutte quelle informazioni gli servivano per la sua attività di consulente finanziario in Borsa e che gli indirizzi mail erano pubblici, alla portata di tutti. Ma rifiuta di fornire le chiavi d'accesso del suo computer perché lì dentro, spiega, conserva dati personali relativi anche alla contabilità della sua società. Anche la sorella Francesca, dal carcere di Rebibbia, respinge ogni addebito. «Non sa neanche usare il Pc - dice l'avvocato Roberto Bottacchiari - e non era a conoscenza dell'attività del fratello, sapeva soltanto che era legato alla massoneria». Il pm Eugenio Albamonte, invece, è convinto che i due avessero messo insieme una vera e propria centrale di cyberspionaggio, anche se non è ancora chiaro chi fossero i committenti delle illecite incursioni e quali fossero le finalità. Si indaga sui possibili collegamenti tra l'attività dei due fratelli e alcuni esponenti della cosiddetta P4, l'organizzazione segreta su cui ha indagato la Procura di Napoli nel 2011 perché il presunto hacker romano si sarebbe servito di uno dei quattro malware già emersi nell'indagine partenopea per impossessarsi dei dati contenuti negli indirizzi infettati e nei computer delle vittime. Ma gli investigatori seguono anche la pista americana, visto che è nei server Usa che Occhionero conserva il suo archivio dopo aver cancellato la copia custodita nei computer a Roma non appena saputo dell'indagine a suo carico. Ed è negli Stati Uniti, dopo la rogatoria, che il pm si aspetta di trovare la chiave della vicenda.

Per quali motivi i due fratelli avrebbero sottratto questa enorme mole di dati e per conto di chi? Per fornire informazioni su appalti o per investire in borsa? Per accumulare dati riservati, alcuni concernenti la sicurezza nazionale, utili a fare carriera nella massoneria? Tra i loro obiettivi anche Matteo Renzi, Mario Draghi e Mario Monti. Ma le mail dei big non sarebbero state violate, sarebbero stati fatti soltanto dei tentativi.

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