"Io nipote di partigiano medaglia d'oro dico No alla riforma"

Il nonno di Benedetta Spazzoli fu trucidato nel '44. Lei si schiera "per i valori di libertà e democrazia"

"Io nipote di partigiano medaglia d'oro dico No alla riforma"

Roma - Suo nonno era un partigiano ma Benedetta Spazzoli, trent'anni e una laurea in Giornalismo, voterà «No» al referendum costituzionale. E proprio per non tradire la memoria del padre di suo padre.

Tonino Spazzoli, suo nonno, era un «vero» partigiano?

«A mio nonno è stata riconosciuta la Medaglia d'oro al valor militare per atti di eroismo nella guerra partigiana. La sua eroica esistenza fu tutta dedicata alla Patria. Lui era così: un uomo coerente fino all'ultimo con i propri principi, dotato di un coraggio soprannaturale e di una etica di ferro. Fu torturato e trucidato dai nazifascisti il 19 agosto dal 1944 a Coccolia, in provincia di Ravenna e suoi atti di grande coraggio, audacia e generosità sono stati riconosciuti da un'ampia storiografia. Si adoperò per costituire il primo fronte partigiano in Romagna. Fondamentale fu il suo apporto organizzativo per tutte le formazioni partigiane della zona e per il supporto fornito ai prigionieri alleati. Salvò due generali alleati in fuga, Richard O'Connor e Philip Neame»

Definire l'identità di un uomo come suo nonno rispetto a quella che potrebbe essere la sua scelta nel prossimo referendum costituzionale le sembra giusto?

«Credo che mio nonno abbia lottato per i valori della libertà e della democrazia, intesi in un'accezione che implica l'esercizio vasto e diffuso della sovranità popolare. L'assetto istituzionale che uscirebbe da una vittoria del Sì al referendum restringerebbe l'esercizio della volontà popolare. Al ministro Boschi consiglierei di ampliare le sue letture. Non solo Renzi, ma Montesquieu, Locke, Mazzini, Benedetto Croce. L'Unione dei lavoratori italiani (Uli) ispirata da filosofi come Benedetto Croce e fondata da mio nonno avrebbe fatto scuola nel Dopoguerra, con la sua visione lungimirante basata sulla cooperazione. L'Italia del '43 era ancora sotto il fascismo, chi lottò allora lo fece per dare agli italiani la titolarità del loro destino e toglierlo dalle mani di pochi».

Come avrebbe votato suo nonno?

«Guardi, si può legittimamente votare per il Sì o per il No. Quello che non è accettabile è la strumentalizzazione, la presunzione pedagogica e supponente di dividere i partigiani fra buoni e cattivi. Mio nonno era per la libertà e credo che la Costituzione che abbiamo, fino ad oggi abbia garantito la libertà. Credo voterebbe No contro un salto nel buio».

E lei come voterà?

«Voterò No in coerenza con i valori della libertà, della democrazia e della Repubblica»

La Boschi ha sbagliato ma anche l'Anpi ha dato indicazioni di voto. Che cosa ne pensa ?

«La Boschi è stata incauta, infatti Renzi l'ha corretta. L'Anpi ha espresso una posizione. E quando in passato esprimeva posizioni su un ampio spettro di questioni, penso alla politica internazionale, nessuno ha avuto da ridire».

Pensa che questa sia una polemica datata?

«Non c'è dubbio. La Resistenza appartiene alla storia dell'Italia, dovrebbe essere un valore unificante e fondante della Repubblica che non deve essere scomodato, tanto meno dalla Boschi».

Che cosa pensa di un governo che fa del rinnovamento la propria bandiera e poi per difendere le sue riforme tira in ballo i partigiani e un passato che invece sembrava aver accantonato?

«Più che di riforme parlerei di restaurazione antidemocratica. Giudico autoritario togliere ai cittadini la possibilità di eleggere il Senato. Si potrebbe ridurre il numero dei parlamentari, 400 deputati e 200 senatori».

Il riferimento

ai partigiani della Boschi le suona opportunistico?

«In parte ho già risposto, direi maldestro. La storia è patrimonio comune, il sentimento comune di un popolo come diceva Giambattista Vico, e non va manipolata».

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